Nel maggio 1998 i leader dell’UE presero la storica decisione di varare l’euro. La moneta unica è stata introdotta nel gennaio 1999 e l’Unione economica e monetaria (UEM) si è così finalmente realizzata. Il 1° gennaio 2009 ha segnato quindi il 10° anniversario dell’introduzione della moneta unica nei primi 11 paesi europei, anche se in alcuni di essi le banconote e monete nazionali sono rimaste in circolazione fino all’inizio del 2002. Per entrare nell’area dell’euro ogni paese ha dovuto condurre una serie di riforme delle politiche economiche e fiscali che si sono protratte per diversi anni. Dal primo gennaio il “club” dell’Euro da il benvenuto al sedicesimo membro, la Slovacchia.



Cambiare moneta non comporta soltanto la sostituzione delle banconote e monete in circolazione. Per la Slovacchia il passaggio ha comportato meticolosi preparativi tecnici sia da parte dello Stato che da parte delle imprese. I provvedimenti per la distribuzione della nuova valuta e il ritiro della corona hanno richiesto un’estesa programmazione logistica.



Oggi i meccanismi di ingresso sono molto migliorati rispetto a dieci anni fa quando l’impatto per i cittadini non fu certamente morbido: i consumatori e i commercianti slovacchi sono stati informati del passaggio all’euro attraverso una campagna condotta a livello nazionale nel corso dell’ultimo anno, che ha anche affrontato il tema del prevedibile incremento dei prezzi. Da un recente sondaggio emerge che la popolazione si sente ora preparata all’evento e meno preoccupata dell’inflazione.

Il passaggio all’euro verrà seguito da vicino sia dal governo slovacco che dall’UE. Sono previsti rilievi giornalieri che valuteranno l’andamento della situazione, inoltre nel corso del 2009 la Commissione europea presenterà una sua valutazione.



Oggi circa 320 milioni di europei di 15 paesi, più della popolazione degli USA , usano la stessa moneta e beneficiano di un mercato integrato. Durante l’ultima Sessione plenaria il Parlamento europeo ha approvato una relazione che riassume in modo molto dettagliato questi dieci anni. Non c’è alcun dubbio: la moneta unica è stata una scelta molto positiva per chi ha aderito, ma anche per l’Unione europea nel suo complesso. A piccoli passi sta diventando un simbolo dell’identità dei cittadini europei. La moneta unica non serve solo a facilitare i viaggi: la sua introduzione ha solide motivazioni economiche e politiche.

Il lancio dell’euro ha rappresentato un cambiamento epocale nel contesto macroeconomico degli Stati membri partecipanti e non solo. Una politica monetaria unica, associata a politiche fiscali nazionali ma coordinate, ha favorito in primis la stabilità. I riallineamenti dei tassi di cambio che periodicamente traumatizzavano le economie europee sono ormai un lontano ricordo. La Banca centrale europea (BCE), a cui è affidata la politica monetaria dell’area dell’euro, si è rapidamente guadagnata un’ampia credibilità. La disciplina di bilancio è migliorata considerevolmente, rafforzata dal patto di stabilità e crescita.

L’economia dell’area dell’euro ha seguito un percorso più rapido di integrazione economica e finanziaria rispetto al resto dell’UE e la sua resistenza agli shock esterni è aumentata. L’Euro sta dimostrando chiaramente di essere un paracadute provvidenziale in questo periodo di crisi mondiale. Occorre però fare di più per raccogliere tutti i vantaggi dell’UEM. Consapevole del fatto che l’Unione economica e monetaria ha avuto nei sui primi dieci anni alcuni punti deboli sui quali è necessario lavorare nel prossimo futuro, la Commissione europea ha reso noto in una recente Comunicazione i tre pilastri sui quali si baserà la politica monetaria dell’Unione europea nei secondi dieci anni di vita dell’Euro.

Il primo sarà un programma di politica interna volto a migliorare il coordinamento e la vigilanza per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche a beneficio delle generazioni future. Verranno effettuate proiezioni di bilancio a lungo termine che consentiranno di individuare l’impatto dell’invecchiamento della popolazione sulle finanze pubbliche e potranno sostenere l’elaborazione di strategie nazionali per la sostenibilità e promuovere provvedimenti per riformare i sistemi pensionistici e sanitari aumentando i tassi di occupazione.

Per fare questo è urgente ampliare la vigilanza per correggere gli squilibri macroeconomici. Un controllo sistematico ed efficiente aiuterebbe non poco i paesi partecipanti a superare le divergenze che si vanno a creare in periodi di instabilità come quello odierno. Il secondo è un programma di politica esterna per accrescere il ruolo internazionale dell’area dell’euro. Dopo un primo decennio di successi l’area dell’euro, che già offre un’ancora di stabilità ai suoi vicini, è chiamata a sviluppare una strategia chiara e omnicomprensiva sulle questioni economiche e finanziarie internazionali. Deve svolgere un ruolo più attivo e più assertivo sia nelle sedi multilaterali che tramite il dialogo bilaterale con i partner strategici.

Deve esprimersi con una sola voce sulle politiche del tasso di cambio e assumersi le proprie responsabilità nelle questioni relative alla stabilità finanziaria e alla vigilanza macroeconomica. La terza priorità sarà quella di promuovere una governance più efficiente dell’UEM che sia in grado di raccogliere le sfide che l’area dell’euro è chiamata ad affrontare.