Come “Latino-americano cattolico” (qualunque ne sia il significato, questa è la categoria socio-religiosa cui appartengo nella odierna società americana), ho seguito in questi giorni un programma della CNN, molto pubblicizzato, che si chiama “Latino in America”, una indagine su cosa vuol dire essere un Latino oggi negli Stati Uniti.

La ragione dell’interesse dalla CNN per questo tema è evidente: i Latino sono ora la minoranza più consistente negli Stati Uniti e si stima che il loro numero si triplicherà per il 2050. Secondo la CNN, il programma dà uno sguardo “nelle case e nei cuori di un gruppo destinato a cambiare gli USA”.

Dato che la maggior parte dei Latino si dichiara cattolica, ho prestato una attenzione particolare alla sezione intitolata: “I Latino possono essere il ‘futuro’ della Chiesa cattolica negli Stati Uniti”. Come esempio, il programma descriveva la situazione di una parrocchia di St. Louis, nel Missouri, che stava per essere chiusa dalla diocesi per motivi finanziari, poiché il numero dei parrocchiani di lingua inglese era sceso in modo drammatico.

Tuttavia, dopo essere diventata parrocchia per i Latino, la partecipazione è quadruplicata e la parrocchia, fondata un secolo fa da immigrati tedeschi, è ora frequentata per l’85% da ispanici. Il funzionario già responsabile per la diocesi della pastorale per gli ispanici vede in questo una prova di “imbrunimento della Chiesa cattolica negli Stati Uniti”. Gli ispanici, dice, sono “il presente… e il futuro della Chiesa cattolica negli USA”. Un terzo di tutti i cattolici e il 15% dei preti ordinati nel Paese sono Latino.

Prima però di poter dire che la presenza Latina cambierà il modo in cui la Chiesa cattolica degli Stati Uniti vive, celebra e proclama la fede cattolica, vi sono alcune osservazioni da fare. Prima di tutto, nessuno sa esattamente chi è un Latino (termine prevalente nell’Ovest e nel Sudovest) o un Ispanico (come si preferisce dire sulla costa orientale).

C’è una grandissima differenza tra un conservatore cubano (americano di Miami) e un leader sindacale progressista messicano (americano della California). Il principale fattore unificante è il linguaggio comune di origine? E i brasiliani che parlano portoghese? Gli americani con ascendenze spagnole sono Latino o Ispanici? E gli americani con origini catalane o basche?

In realtà, l’unico elemento che unifica tutti i Latino sembrerebbe essere le espressioni culturali comuni della fede Cattolica, ma le espressioni culturali della fede non sono la fede stessa, una fede che possa sopravvivere alle profonde trasformazioni culturali alle quali sono sottoposti i Latino negli Stati Uniti.

O, ancora meno, costituiscono una fede in grado di generare una nuova cultura che incorpori ciò che può essere incorporato della esperienza americana (un nuovo, splendido libro del Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago, The Difference that God Makes, contiene una bella analisi di ciò che tutto questo comporta).

 

Vi sono parrocchie in cui non c’è alcuna esperienza di unità tra cattolici Latino e di lingua inglese, con il risultato di due comunità parallele che utilizzano le stesse strutture parrocchiali senza alcun contatto tra loro. Nella mia esperienza personale, la parrocchia in cui presto servizio sacerdotale la domenica è a stragrande maggioranza ispanica, ma molti frequentano la Messa in inglese e molti di lingua inglese partecipano alla Messa in spagnolo senza apparenti problemi o tensioni.

 

L’esperienza di unità prevale (personificata e sostenuta dall’opera di un parroco stimato e benvoluto), permettendo alla parrocchia di essere una presenza significativa nella zona, anche al di fuori dei suoi confini canonici, che ha portato alla chiusura di comunità evangeliche spagnole (una minaccia crescente alla presunta “identità cattolica” dei Latino).

 

La chiave per il futuro sta nella educazione dei sempre più numerosi giovani latino-americani. Gli verrà insegnato che la fede cattolica corrisponde e adempie completamente alla loro identità come esseri umani? Solo cominciando da questo il cattolicesimo americano sarà capace di dare un contributo reale alla storia dell’esperienza americana.