Qualche giorno fa, il canale Tv dedicato a vecchi film ha riproposto 8½ di Federico Fellini. L’avevo visto molte volte dalla sua prima proiezione negli Stati Uniti nel 1963 (allora ero appena uscito dal college), ma dopo averlo rivisto questa settimana ho provato un certo grado di identificazione con il suo protagonista.
Marcello Mastroianni è nel film Guido Anselmi, un famoso regista affetto da una specie di “blocco del regista”, che ha incominciato a lavorare a un nuovo film di fantascienza, in cui vi sono anche velate citazioni autobiografiche, ma che si ritrova in una situazione di stallo, senza l’energia mentale per andare avanti.
Ha raccolto l’intera troupe, tecnici e attori, in un luogo di villeggiatura termale, ma non riesce a raccontar loro la trama del nuovo film. I giorni passano, ma a lui vengono in mente solo immagini dei vari personaggi, senza la minima idea di come metterli insieme per costruire una trama.
La maggior parte delle immagini che gli attraversano la mente riguarda anziani accompagnati da giovanni donne dall’aspetto esotico, suore, preti (anche un Cardinale), un illusionista e una bella donna dall’aspetto di innocenza sovrannaturale che accende la sua fantasia. Le immagini di donne dominano in effetti i suoi pensieri e gli fanno rivivere i ricordi della infanzia.
È andata allo stesso modo la scorsa settimana con le notizie trasmesse dai notiziari Tv in Usa. Nell’ultima settimana sono successe molte cose importanti, come il viaggio del presidente Obama in Asia, le crescenti preoccupazioni dei Democratici progressisti per le sue decisioni conservatrici e quelle dei Democratici conservatori per il suo progressismo, il dibattito sulla riforma sanitaria, la guerra in Afghanistan/Pakistan, e via dicendo. Eppure, nonostante le rilevanti implicazioni di tutte queste storie, non è emersa alcuna “trama” per metterle insieme: si è vista solo una serie di immagini scollegate.
Ecco perché ho sentito una certa vicinanza con il personaggio di Mastroianni in 8½. Infatti, come nel film, nei notiziari della scorsa settimana hanno dominato la scena due donne: la prima è Sarah Palin, già governatrice dell’Alaska e discussa candidata Repubblicana al ruolo di vicepresidente, con la campagna promozionale per il suo libro (Going Rogue – all’incirca: Divento ribelle) che è già diventato un successo.
L’altra donna è Oprah Winfrey, creatrice di un impero della comunicazione, che ha annunciato di voler chiudere il famosissimo talk show che porta il suo nome, alla fine della prossima stagione, per dedicarsi al proprio nuovissimo canale televisivo. Per inciso, il primo spettacolo televisivo in cui Sarah Palin ha presentato il suo libro è stato proprio lo Oprah Winfrey Show.
Cercherò di essere aperto nei confronti di queste due signore, anche perché ogni accenno di critica scatena subito brutali accuse da parte dei loro incondizionati sostenitori, e questo di per sé è un indicatore del clima del Paese di questi tempi. Ma almeno queste due signore sono persone reali, non ideologiche astrazioni.
Tuttavia non posso esimermi da una osservazione: credo che la Palin e la Winfrey dovrebbero scambiarsi i ruoli. Penso cioè, che Oprah dovrebbe correre per la presidenza e Sarah dovrebbe fondare un proprio canale televisivo. Così, forse, potremmo cominciare a immaginarci una trama che dia un senso a ciò che sta succedendo in questi giorni negli Stati Uniti.