Anche l’Ue boccia i nostri giudici

È giusto che l'Europa prenda coscienza che nel nostro paese c'è chi fa il tifo per la guerra civile e non esita in alcun modo a ferire la realtà dei fatti

“Nonostante le centinaia di procedimenti e le migliaia di udienze che mi garantiscono un record universale della storia, sono stato sempre assolto perché per fortuna è solo una parte dei giudici che sta con la sinistra, mentre i giudici soprattutto del secondo e terzo livello sono giudici veri come negli altri Paesi”.

Ieri a Bonn è stato rappresentato con chiarezza ciò che l’ultimo dei cittadini italiani sa da anni: una parte del nostro sistema della giustizia è piegato a un progetto di potere politico che ha come scopo l’annientamento del Presidente del Consiglio. Un progetto sovversivo per consentire la vittoria di coloro che non riescono a far prevalere le proprie idee sul piano del confronto democratico.

La penso esattamente al contrario di chi accusa il Presidente del Consiglio di aver approfittato in modo improprio del palco del Congresso del Partito Popolare europeo per attaccare la magistratura italiana. Silvio Berlusconi ha scelto invece il teatro più capiente, quello europeo, per mettere l’Europa di fronte alla realtà di un’anomalia che sta raggiungendo livelli insostenibili.

È giusto che l’Europa prenda coscienza che nel nostro paese c’è chi fa il tifo per la guerra civile e non esita in alcun modo a ferire la realtà dei fatti attribuendo a chi riscuote il consenso popolare di volta in volta lo status di disonesto, o peggio ancora di mafioso.

Nessuno a Bonn ha ritenuto fuori luogo le parole di Berlusconi, anzi il sostegno è stato pressoché unanime. Secondo il Presidente del Gruppo del PPE al Parlamento europeo, Joseph Daul, quello di Berlusconi è stato un “ottimo discorso” sui temi riguardanti clima ed economia, “molto ascoltato e apprezzato dal partito”.

Daul ha inoltre detto di capire il fatto che Berlusconi dica che i magistrati “non possono determinare la vita e la morte dei politici”. Ha anche sottolineato che il processo della giustizia “va rispettato” anche se i magistrati “devono rimanere nel loro ambito”.

Cosa che troppo spesso non accade. Troppo spesso ci si dimentica volutamente del fatto che la Corte Costituzionale sia un organo di nomina politica e che per questa ragione è legittimamente criticabile così come sono continuamente sottoposte a pesanti critiche tutte le parti politiche in una democrazia.

Le istituzioni che dovrebbero consentire un equilibrato rapporto tra diversi poteri e ordini dello Stato non hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, è giusto quindi che a farlo sia chi questo coraggio ce l’ha: in primis i parlamentari che sono chiamati alla difesa del popolo e della verità dei fatti.

 

Da tempo i cittadini italiani sono perfettamente consci di tutto questo e sono soprattutto stanchi della strisciante ipocrisia giustizialista e anti-democratica che attanaglia la politica italiana.

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