AF/ Gli anti-individualisti

Le tante persone che hanno visitato Artigiano in Fiera in questi giorni hanno respirato un clima di positività molto diverso da quello che c’è nel resto del Paese, dove domina l’incertezza dettata dalla crisi e una sfiducia generale. ANTONIO INTIGLIETTA lo racconta a IlSussidiario.net

Le tante persone che hanno visitato Artigiano in Fiera in questi giorni hanno respirato un clima di positività molto diverso da quello che c’è nel resto del Paese, dove domina l’incertezza dettata dalla crisi e una sfiducia generale: tanto che la gente qui apprezza, si lascia stupire, desidera conoscere gli artigiani e decide di acquistare.

Questo clima ha origine, più o meno consapevolmente, dalla capacità di ognuno di stare davanti alla crisi non a partire dalla contingenza negativa in cui tutti ci troviamo, bensì da un dato positivo: la vita c’è, abbiamo ricevuto doti e capacità e abbiamo l’opportunità di esprimerle. Un dono che se riconosciuto tale è un punto di partenza che genera una gratitudine di fondo, che fa gustare innanzitutto quello che c’è.

Questo atteggiamento è la salvezza nei confronti di un individualismo sterile che spesso ci caratterizza: l’individualismo di chi crede che la realizzazione stia unicamente nel guadagno e nella ricchezza, mentre chi è qui a lavorare è stimato non solo per quanto vende, ma perché espressione di una tradizione e di una cultura, cioè di un’umanità e solo questa stima genera una piena gratificazione. O l’individualismo di chi cerca solo l’affermazione di sé e vede gli altri come dei nemici, mentre in un contesto come Artigiano in Fiera tutti concorrono, cioè “corrono insieme”, valorizzati ed esaltati nelle proprie diversità.

L’imprenditoria artigiana è da sempre al bivio tra il lavorare insieme per essere espressione di un popolo, di una tradizione data che dà consistenza al proprio lavoro, o il lasciarsi abbandonare all’individualismo. L’individualista è pesante, lo si nota subito in fiera, è come una nota stonata: infatti nell’incontro con l’espositore invece di essere umile, sapersi far correggere o lasciarsi interrogare, si chiude in sé stesso trovando improbabili giustificazioni.

 

Al contrario, mettere al centro la partecipazione e il costruire insieme dà più soddisfazione, si capisce di appartenere a qualcosa di più grande e aiuta a comprendere l’origine dello stare insieme e del proprio destino.

 

Questo rende creativi e costruttivi: chi si pone così è innanzitutto felice e lo fa vedere, è colui che più si lascia interrogare ed è capace di rinnovarsi, e quindi di innovare. La fiera è piena di innovazioni e di giovani che si muovono così. Partire da un positivo e riconoscere ciò che ci è dato, non solo esalta e sostiene il lavoro, ma arriva fino a sostenere la vita.

 

Il criterio giudizio di un evento come Artigiano in Fiera non può quindi essere quello solito e superficiale, non può essere un semplice elenco di numeri: quanto pubblico presente, se pur eclatante, o quanto fatturato generato, se pur molto rilevante. Il giudizio vero è dato dalle ragioni che la manifestazione contribuisce a comunicare ad artigiani e visitatori per stare davanti alla difficile situazione economica di oggi e insieme come sostengo al lavoro e alla vita, per continuare a contribuire tutti al bene comune. Ognuno percepirà queste ragioni e le farà sue nella misura della propria apertura di cuore e quindi della propria intelligenza.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo vero fenomeno di popolo.

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