La speranza di Ferenc Fricsay

Ecco la testimonianza di un uomo che spera: Ferenc Fricsay, direttore d’orchestra ungherese che nonostante la malattia ha sempre testimonianza la speranza

Cosa aiuta a sostenere la nostra speranza? Ce lo siamo chiesti dopo la triste conclusione della vicenda di Eluana. Ce lo chiediamo ogni mattina e, soprattutto, ogni volta che ci scontriamo con qualcosa che sembra contraddire le nostre attese. Cosa ci aiuta? Sicuramente la testimonianza di un uomo che spera.

È proprio sulla base di tale certezza che questo giornale ha cercato di seguire, con tutte le difficoltà del caso, l’animato dibattito intorno alla tragica storia di Eluana Enlgaro. Lungi dal criminalizzare qualcuno, o dal ridurre a questione politica qualcosa che andava a toccare gli interrogativi più profondi dell’animo umano, abbiamo cercato di dare voce, appunto, a uomini che sperano. Così, è stato toccante sentire la testimonianza di persone che lottano tutti i giorni per affermare il valore della vita anche laddove questo valore sembra nascosto. E ci piace ricordarne i nomi: Pietro Crisafulli, Cesare Lia, Claudio Taliento, Fulvio De Nigris, Mario Dupuis, i carcerati di Padova. E poi ancora le parole bellissime di Bob Schindler, il padre di Terri Schiavo, della vedova Coletta, di Oscar Giannino.

Sono state voci non di polemica, ma di speranza. Una speranza che non si spegne nemmeno di fronte alla morte.

Ancor di più: nemmeno in prossimità della morte. Ed è proprio per dar conto di quest’ultimo aspetto che abbiamo deciso di sottoporre a voi lettori i video che trovate qui sotto. Sono la registrazione delle prove della Moldava di Smetana, effettuate da Ferenc Fricsay il 14 giugno 1960. Si tratta certamente di un documento di alta scuola musicale, di straordinario e raffinato aiuto all’ascolto. Ma sono soprattutto una testimonianza di speranza. Come spiega lo speaker della tv che le ha mandate in onda per la prima volta, Fricsay (direttore d’orchestra ungherese, nato nel 1914) era allora già molto malato; aveva subito due operazioni e aveva passato una brutta notte; tanto che avrebbe voluto sospendere le prove. Eppure, potrete vedere con che passione, finezza, precisione Fricsay conduce gli orchestrali a comprendere l’intimo della musica di Smetana. Una musica che racconta la nascita e lo scorrere di un fiume; che poco a poco capiamo essere la figura del fluire della nostra stessa vita.

Fricsay sarebbe morto, non ancora cinquantenne, nel 1963. Al tempo di queste prove la malattia lo segnava già duramente. Per questo è ancora più commovente quando, all’inizio del quinto spezzone, il direttore si ferma e, per spiegare un passaggio orchestrale ai musicisti, dice: «Perché è veramente bello vivere!».

La nostra speranza, tanto spesso fragile, ha bisogno di testimoni così.

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