Il dramma, quello vero, quello di tanta gente abruzzese, ha ridimensionato la crisi. Il male e il dolore, quelli veri, sono compagni naturali dell’uomo: ne faremmo volentieri a meno, ma ci aiutano, almeno, a dare il giusto valore alle cose.
Un Paese che si descriveva in crisi sta dimostrando di poter aiutare tanti paesi distrutti. Chi si sentiva fragile e precario ha scoperto energie e risorse impensabili. Chi ieri chiedeva, oggi ha trovato il modo di dare. E nel dare può avere riscoperto di appartenere a un popolo, anche solo superficialmente, mentre nel chiedere al massimo era una categoria economica.
Per una volta sembra non esserci il gioco delle parti, non c’è strumentalizzazione politica, almeno per ora: i mass media raccontano il tanto di positivo che c’è nel mare di distruzione e fatica. Qui è evidente che la sottolineatura della negatività, pur chiaramente presente, non porta alcunché di buono, mentre il lavoro disinteressato di tante persone e il pensiero operoso di molte altre oltre che utile infonde coraggio e voglia di ripartire.
Questo è ciò che l’attuale frangente drammatico può insegnarci per affrontare la crisi che, sottotraccia, continua a interessare la nostra economia. Ci si potrebbe allora impegnare nei giorni a venire a divulgare per ogni notizia negativa una di senso opposto, e ce ne sono per fortuna tante. In fin dei conti da noi la situazione sociale è relativamente serena e, diversamente da paesi vicini, gli imprenditori e i manager che dopo una giornata di lavoro escono dai loro uffici possono fare tranquillamente ritorno a casa.
La crisi può addirittura essere vista nei suoi risvolti positivi: quando mai avremmo osato solo pensare che un presidente americano legasse pubblicamente la concessione di aiuti statali a una delle tre più grandi aziende automobilistiche statunitensi alla firma di un accordo con la nostra Fiat? Neanche in sogno. E ancora: si potrebbero ricostruite e raccontare le storie di quelle aziende con più di un secolo di vita e che dunque hanno saputo superare momenti ben più difficili del nostro.
Forse qualcuno ha pensato di avere interesse a mantenere alta la tensione, anche servendosi a tal fine di mass media amici, per tenere in scacco governo e sindacati ottenendo risorse dal primo e concessioni dal secondo e intanto proseguire sottotraccia la meritoria opera di ristrutturazione del sistema. Nulla da eccepire sul fine, quanto al mezzo però bisogna stare attenti a non esagerare per non demoralizzare definitivamente chi deve invece agire.
Più la partita è dura e più c’è bisogno di entusiasmo, il propellente di cui si alimenta ogni azione umana, anche quella economica. Cammina l’uomo quando sa bene dove andare e anche quando ha degli esempi da seguire: è il momento di proporre una strada e di offrire dei campioni con cui potersi immedesimare.