Obama e gli Usa tra aborto e torture

La discussione in corso sulle presunte torture di prigionieri da parte di inquirenti americani durante la “guerra contro il terrorismo” della seconda Amministrazione Bush rivela un interessante rovesciamento di ruoli in confronto alle discussioni sull’aborto

La discussione in corso sulle presunte torture di prigionieri da parte di inquirenti americani durante la “guerra contro il terrorismo” della seconda Amministrazione Bush rivela un interessante rovesciamento di ruoli in confronto alle discussioni sull’aborto.

In entrambi i casi si riscontra una divisione tra gli assolutisti e i relativisti morali. Nel caso dell’aborto, gli assolutisti morali sono per lo più associati con la destra politica. Costoro non sono disposti ad alcun compromesso su disegni di legge per modificare l’attuale legislazione sull’aborto, perché per loro si tratta di proporre un emendamento costituzionale che vieti ogni tipo di aborto legale.

Sulla sinistra dello spettro politico, si trovano invece quelli che non sono disposti ad accettare nessuna limitazione al diritto di aborto. Costoro insistono sull’approvazione di un “Freedom of Choice Act”, che elimini tutta l’attuale legislazione sul diritto di aborto, lasciandolo completamente libero.Durante l’ultima campagna presidenziale, Barack Obama ha sostenuto questa posizione. John McCain e il Partito Repubblicano hanno condiviso la posizione assolutista contro l’aborto legalizzato.

Nel caso della tortura dei prigionieri nella lotta contro il terrorismo, i ruoli si sono rovesciati. La posizione morale assolutista è sostenuta dall’Amministrazione Obama e dall’ala sinistra del Partito Democratico, che chiede l’incriminazione di coloro che nella precedente Amministrazione hanno autorizzato il ricorso alla tortura, compreso lo stesso Bush. I Repubblicani di destra e qualche Democratico conservatore sostengono invece che, in certe circostanze, la sicurezza nazionale può rendere necessaria la tortura di prigionieri.

Nel dibattito su questi due temi, la sola posizione coerente è quella della Chiesa Cattolica. Da una parte, i conservatori religiosi tendono a essere più aperti alla possibilità che la tortura possa essere ammessa in alcune speciali circostanze, mentre i secolaristi non ammettono alcuna possibilità di compromesso su questo punto.

Solo chi abbraccia la posizione sostenuta dal magistero della Chiesa cattolica condanna ugualmente e in ogni caso sia l’aborto, sia la tortura. Altri cattolici (molti presenti nel Congresso e nell’Amministrazione Obama) seguono le argomentazioni secolariste e condannano la tortura, ma difendono il diritto ad abortire. Il presidente, che professa un’astratta “posizione intermedia” sull’aborto, condanna inequivocabilmente la tortura in ogni caso.

Sentiamo le parole di un gesuita che difende la posizione della Chiesa: «L’insegnamento della Chiesa è chiaro: la tortura non è mai ammissibile, neppure per le più gravi ragioni… Questo perché la Chiesa ha un approccio deontologico all’etica. In altri termini, gli standard morali sono oggettivi e assoluti, basati sull’inviolabilità della persona umana. Questo contrasta con un approccio utilitaristico che ricerca il maggior bene per il maggior numero di persone, che suggerirebbe che un modello utilitaristico potrebbe permettere la tortura , per esempio, nel caso di un imminente attacco nucleare».

Un piccolo numero di cattolici, tuttavia, asserisce che la posizione cattolica non è basata su un argomento filosofico in favore di un «approccio deontologico all’etica», ma sulla fede in Cristo. Anche evangelici e protestanti conservatori sostengono il primato della fede: per essi la fede è separata dalla ragione, dando così ai secolaristi l’opportunità di accusarli di volere imporre la loro fede agli altri.

Per la Chiesa Cattolica, la fede è l’origine del giudizio morale, ma la fede non è separata dalla ragione, e può e deve essere verificata in tutti gli esseri umani attraverso una ragione correttamente intesa. I vescovi cattolici sono ancora alla ricerca di modi efficaci per affermare questo punto.

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