Le ragioni per cui si sceglie un certo mestiere non sono mai facili da spiegare. C’è chi lo fa per vocazione, chi per guadagno, chi per esigenza, chi per circostanza. Tante ragioni per un’avventura che occuperà una parte rilevante della nostra vita, ma un solo vero perché: la passione per un cammino che sentiamo davvero nostro. Il mestiere della politica è anche questo.
Può essere vissuta in vario modo: come un puro esercizio del potere, come desiderio di protagonismo o come appagamento di sé. Un cammino di questo tipo, in qualunque direzione esso vada, non si muoverà mai lungo le direttrici dell’incontro con l’altro e resterà per sempre confinata nell’ideologia e senza alcuna possibilità di incidere veramente sulla vita dei cittadini. Un’idea distorta del fare politica è una delle principali cause che ha portato a una generale sfiducia nei confronti della sfera pubblica. Si arriva addirittura ad affermare che la vita quotidiana è una cosa e le pratiche di governo sono un’altra.
C’è, quindi, una dimensione che esula da questo contesto, ma anche di fronte alla tragicità di fatti che accadono in un momento e che sconvolgono la vita per sempre, la dimensione politica può indicare una via, non tanto per togliere il dolore, quanto per dare un aiuto concreto nei momenti di difficoltà. L’abbiamo visto, ad esempio, nel caso delle martoriate terre d’Abruzzo dove l’Unione europea ha stanziato 493 milioni di euro per far fronte all’emergenza del terremoto.
Nel mondo potremmo citare numerosi esempi, basti pensare ai recenti scontri in Iran all’ormai secolare stato di crisi africana, alle bufere economiche di cui fanno le spese i ceti più deboli, per arrivare ad alcuni agghiaccianti fatti di cronaca che sconvolgono l’opinione pubblica. A questi però si aggiungono accadimenti quotidiani altrettanto tragici, che nel loro piccolo, possono cambiare il corso della nostra esistenza. La morte prematura di una persona cara, l’esperienza della malattia, la perdita del lavoro, le difficoltà familiari non sono solo episodi che restano legati a una sfera esclusivamente privata, ma piccoli tasselli che compongono la realtà e che riguardano tutti noi da vicino.
La politica ha un peso specifico anche in queste situazioni. Deve saper dare cioè un contributo dignitoso per sostenere la fatica del vivere. La politica non dà un senso alle cose, è vero, ma può contribuire ad approfondirne il significato, contribuendo a dare un supplemento di riflessione e, quando è condotta fino in fondo, può dare il giusto peso e la giusta direzione allo scorrere degli eventi. Assistere i malati, difendere le famiglie, avere cura dell’istruzione dei più giovani, dare una nuova fiducia al mondo del lavoro possono essere percorsi che rendono possibili le piccole e grandi sfide quotidiane.
Se la politica non s’incrocia con la vita, se non è capace di tessere con essa una relazione significa che non è in ascolto dei veri bisogni della persona e che non si sta battendo realmente per la felicità dell’uomo. Per chi fa questo mestiere è fondamentale sapersi giocare fino in fondo su questo terreno, senza lasciarsi scoraggiare o travolgere dai fatti, ma cercando sempre di esserne protagonisti facendo delle scelte dettate dal desiderio di amore e di bene verso il prossimo.