La scorsa settimana, il presidente Obama ha scelto la Dottoressa Regina Beckman come Surgeon General (N.d.r. direttore della sanità pubblica) degli Stati uniti, una specie di “Dottore dell’America”. Qualche mese fa, la Casa Bianca aveva fatto circolare il nome di un neurochirurgo, il Dr. Sanjay Gupta, molto popolare perché consulente medico del notiziario via cavo della CNN, ma una decisa opposizione a questa nomina aveva convinto il presidente a ritirare la candidatura.
La ragione principale dell’opposizione era che Gupta non aveva alcuna esperienza di lavoro con i poveri e non era quindi in grado di capire le loro esigenze in materia di assistenza sanitaria. Questa settimana, invece, il presidente ha scelto una persona che ha senza dubbio l’esperienza richiesta, dato che ha speso l’intera carriera a favore dei poveri della Costa del Golfo in Alabama. La Dottoressa Beckman è afroamericana e cattolica. (Dove trova Obama questa gente? Penso anche a Sonia Sotomayor, che questa settimana ha superato l’esame del Senato e sarà quasi certamente confermata come giudice della Corte Suprema. È sopravvissuta all’esame rifiutandosi di scendere dalle vette di un’assoluta neutralità).
In effetti, la riserva apparentemente inesauribile che Obama sembra avere di questo tipo di persone ha confuso l’opposizione conservatrice e sconvolto molti dei suoi sostenitori progressisti. Questa settimana, il redattore per le questioni religiose del Time Magazine parla di una “sinistra radicale contro il presidente” intervistando Cornel West, professore a Princeton e “intellettuale pubblico”. West descrive se stesso come un membro della “sinistra religiosa”, per la quale Obama è sotto l’influenza delle “élite neoprogressiste” che ignorano le urgenti necessità dei poveri. E infatti, i poveri stanno ricavando ben pochi benefici dai programmi presidenziali di recupero per l’economia. In altri termini, l’accusa ad Obama è di avere abbandonato “l’opzione preferenziale per i poveri” che aveva portato la sinistra a sostenerlo con tanto entusiasmo.
Ma è questa la verità? Obama ha tradito le promesse elettorali?
In un recente incontro con la stampa cattolica, il presidente ha detto: “Credo che vi sia qualcuno che continua ad aspettarsi il peggio da parte nostra, non sulla base di qualcosa che ho detto o fatto, ma solo sulla percezione che il nostro è un programma duro e che siamo decisi a portarlo avanti”. Conservatori, neoconservatori, neoprogressisti e progressisti non sanno cosa fare con il presidente, perché in realtà è un moderno relativista le cui certezze non hanno alcun contenuto specifico.
Questa settimana ho anche pensato al quarantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna. Ho personalmente dato qualche contributo scientifico al programma spaziale, almeno credo, e quel giorno pensai che quei primi astronauti sulla Luna in qualche modo rappresentavano anche me. Tuttavia, in quel periodo avevo già deciso di diventare prete, francamente senza sentire alcuna discontinuità nel mio cammino. La mia guida era Paolo VI.
Gli astronauti che per primi sbarcarono sulla superficie lunare vi portarono e lasciarono un messaggio in cui citava il Salmo 8 sull’uomo e su Dio. Neil Armstrong ha detto che l’incontro con il Papa nell’ottobre di quello stesso anno fu uno degli avvenimenti salienti del suo viaggio nello spazio e del ritorno sulla Terra.
Cosa c’entra questo con il relativismo di Obama? Il presidente vuole riprendere i programmi spaziali e, come allora, molti nella sinistra si oppongono, mentre molti a destra lo appoggiano, pur non fidandosi di lui. (Chissà cosa vogliono questi neoconservatori e neoprogressisti!) Perché Obama vuole che si torni sulla Luna? Forse vede in questo una metafora per una conferma “scientifica” del suo relativismo. Forse non è così, ma se lo fosse, svuoterebbe l’avventura di ogni entusiasmo. Quarant’anni fa questo non sarebbe accaduto.