USA/ I “santi” del 4 luglio

Il 4 luglio la Chiesa celebra in tutto il mondo la festa di Santa Elisabetta del Portogallo. Negli Stati Uniti, la liturgia celebra il giorno dell’indipendenza americana, l’Independence Day

Il 4 luglio la Chiesa celebra in tutto il mondo la festa di Santa Elisabetta del Portogallo. Negli Stati Uniti, la liturgia celebra il giorno dell’indipendenza americana, l’Independence Day. In un certo senso, entrambe le festività celebrano l’influenza della fede nella storia di un Paese e quindi sulla sua vita politica. Sotto questo profilo, la differenza tra le due occasioni è rivelatrice.

 

Santa Elisabetta del Portogallo nacque nel 1271, figlia del re di Aragona. Ancora bambina, fu promessa in sposa al re del Portogallo, da cui ebbe due figli. Sostenuta dalla preghiera e dalla carità, Elisabetta superò molte prove e difficoltà. Quando il re morì, distribuì i suoi beni tra i poveri ed entrò nel Terzo Ordine francescano. Morì nel 1336, dopo aver cercato di portare la pace nel Paese operando per la riconciliazione tra suo figlio e suo genero.

Quindi, Elisabetta si coinvolse con la politica, ma non fu canonizzata per i suoi sforzi in favore della giustizia e della pace; fu canonizzata, ed è ricordata nella liturgia, perché la chiara origine del suo impegno per la giustizia e la pace era la sua fede in Cristo. L’antifona all’entrata della Messa cita le parole di Gesù in Mt. 25 che descrivono il Giorno del Giudizio e nelle quali si identifica con i poveri e i sofferenti, dicendo che chi serve loro serve Lui. Nella preghiera di apertura, la Chiesa si rivolge a Dio come il vero “creatore di pace”, che “ama la carità.” Lui ha “dato la Grazia” a Elisabetta di riconciliare i nemici. Attraverso la sua intercessione, la Chiesa chiede che la stessa Grazia “ci muova” a impegnarci per la pace ed essere così riconosciuti come veri “figli di Dio”.

La Messa negli Stati Uniti per l’Independence Day è completamente diversa. I Padri Fondatori, di cui in questo giorno si celebrano i risultati politici, non sono stati certamente riconosciuti santi. Molti erano deisti che non credevano nell’intervento divino nella storia umana. Ciò che hanno compiuto è davvero eccezionale, ma certamente non hanno pensato che fosse dovuto alla Grazia divina o alla Sua guida. Nella preghiera di apertura della Messa non vi è quindi nessun riferimento alla loro “intercessione”, ma il popolo vuole invece “ridedicare” se stesso al servizio di Dio e al lavoro per la giustizia e la libertà per tutti.

La relazione tra i due fatti non è precisata e la costruzione del Paese è chiaramente paragonata alla costruzione dell’unico popolo di Dio: “Poiché ci hai chiamato da molti popoli a essere una sola nazione (chi è “noi”? Quale è la nazione fondata da Dio attraverso la Sua chiamata da molti popoli? È la Chiesa o sono gli Stati Uniti?), aiutaci a dare testimonianza nelle nostre vite e nella nostra vita come nazione alla ricca diversità dei tuoi doni.” La preghiera rimane ultimamente vaga circa la differenza tra il Popolo di Dio unito dalla Grazia e il popolo americano unito dal grandioso lavoro dei Fondatori. Il prefazio continua questa ambiguità quando afferma che il divino: “messaggio di pace… prese forma nella visione dei nostri padri quando fondarono una nazione dove gli uomini potessero vivere uniti”.

Questa ambiguità tra la fede che crea la Chiesa e l’impegno politico che ha creato questa nazione attraversa tutta la storia degli Stati Uniti. Nella destra politica essa degenera in una mentalità messianica, mentre nella sinistra apre le porte alle ideologie secolariste. Purtroppo, non mi risulta comunque che si sia dato inizio alla causa di canonizzazione di Jefferson, Adams e Franklin. 

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