Nel mio penultimo editoriale ho sollevato una serie di domande su come partecipare alla ricerca in corso per raggiungere un accordo generale di tipo etico su una comune struttura che limiti il potere e che ne governi l’esercizio rendendolo responsabile legalmente. Un qualcosa, cioè, simile alla proposta di Hans Küng per un “ethos mondiale”. Piccole domande che mi sono personalmente posto in una discussione con non credenti. Tuttavia, piuttosto che proporre le mie domande, ho preferito riassumere le domande del Cardinal Ratzinger nel suo dialogo con Jürgen Habermas un mese prima che diventasse Papa Benedetto XVI.
La reazione di alcuni lettori mi ha convinto della necessità di chiarire ulteriormente una delle domande: se il concetto di “legge naturale”, così centrale nella dottrina sociale della Chiesa, è utile in questo contesto. Quelle che seguono sono le esatte parole del Cardinal Ratzinger su questo punto.
«La legge naturale è rimasta (specialmente nella Chiesa cattolica) il punto cruciale nel dialogo con la società secolare e con le altre comunità di fedeli allo scopo di fare appello alla ragione che abbiamo in comune e per cercare un consenso sui principi etici della legge in una società secolare e pluralistica. (Nota: nessuno si domanda se la Chiesa debba abbandonare il concetto di legge naturale. La questione è quanto sia utile e come si possa presentare in uno specifico dialogo con la società secolarizzata) . Sfortunatamente questo strumento è diventato meno incisivo. Di conseguenza, io non intendo chiedere ad esso un sostegno in questa conversazione. L’idea di legge naturale presupponeva un concetto di natura nel quale natura e ragione si sovrappongono, dato che la natura stessa è razionale. Con la vittoria della teoria dell’evoluzione, questa visione della natura è stata rovesciata; oggi pensiamo che la natura di per se non è razionale, anche se c’è un comportamento razionale nella natura. Questa è la diagnosi che ci viene presentata e sembrano esserci poche voci oggi che si levano per contraddirla».
Di fatto, commenta Ratzinger, un elemento della discussione sulla legge naturale rimane: la proposta del terzo secolo dopo Cristo che “la legge della natura è quella che la natura insegna a tutti gli esseri senzienti”, cioè ciò che abbiamo in comune con gli animali. Proprio questa settimana, in un editoriale del New York Times, l’ateo Robert Wright (autore di “The Evolution of God”, uno dei libri attualmente più famosi sul tema) propone una simile posizione come capace di mettere insieme scienziati credenti e non credenti). Ma come commenta Ratzinger, questo non risolverebbe il problema, dato che quello che stiamo cercando è precisamente se ci sia una legge naturale che ci distingue dagli animali e ci rende umani! Il Cardinal Ratzinger chiude le sue osservazioni suggerendo che le origini del concetto di “ diritti umani” (invece dei diritti civili garantiti dallo Stato) possano servire come base per il dialogo. Comunque, questa è la sua conclusione: «La religione deve continuamente permettere a se stessa di essere purificata e strutturata dalla ragione», e che la ragione scientifica “deve essere avvertita di rimanere dentro i corretti limiti e deve imparare a essere disposta ad ascoltare le grandi tradizioni religiose dell’umanità…Di conseguenza, io parlerei di una necessaria parentela fra ragione e religione, che sono chiamate a purificarsi e aiutarsi l’un l’altra….devono riconoscere questo bisogno reciproco”.
Io spero che questo chiarifichi le preoccupazioni espresse da alcuni lettori. Ad ogni modo, sto scrivendo un libro sul tema con un scienziato ebreo darwinista che speriamo possa contribuire a questo dialogo.