Quasi sempre le grandi storie cominciano da episodi piccoli, intimi, ininfluenti al di là del nostro misurabile giardinetto di sentimenti e occasioni. Due persone si erano conosciute anni fa al Cairo, per una banale circostanza di studio. Un italiano, cattolico, e un egiziano, musulmano. Simpatia e poi amicizia, scambio, condivisione. Viaggi in Italia e in Egitto, coinvolgimento di altri. Il giardino si allarga, non bastano più quattro passi per girarlo tutto.



Un giorno Wael Farouq, l’egiziano, arriva al Meeting di Rimini. E’ un professore, è giovane, sposato con una diplomatica, ha già visto tante cose. Ma nulla, proprio nulla, lo ha mai sbalordito come quel tour in riva all’Adriatico. Tante idee gli frullano in testa. Rispondere a quello sbalordimento, mettere in moto qualcosa per raccontarlo, per comunicarlo.



Dall’estetica all’etica: il professor Wael sa e insieme scopre che le cose della vita funzionano così. Crea un centro culturale, pubblica l’edizione egiziana del Senso Religioso di don Giussani, torna al Meeting e si porta dietro altri amici. Dal niente, letteralmente, organizza alla Biblioteca di Alessandria la presentazione del libro. Un evento che ha dell’incredibile.

Nel mitico tempio della cultura voluto dal presidente Mubarak per evocare la meraviglia dell’antichità mediterranea e cosmopolita, un centro del mondo intellettuale che neanche Atene e Roma, il professor Wael porta giudici e poeti, giovani e religiosi a discutere di un testo di un sacerdote cristiano, mai sentito nominare.



Non è assurdo? I capi della Biblioteca, riedificata nel 2000 con sfarzo di marmi italiani e sobrio gusto architettonico francese, si convincono finalmente di avere fatto una buona scelta nell’aver ceduto all’energia incontrollabile del professore. Il gruppetto degli amici italiani catapultati nella città patria di Ungaretti non riesce a spiegarsi la faccenda. Che ci facciamo qui? Cosa sta accadendo qui? La ragione e le ragioni si devono allargare, trovare un’altra misura. Ma quella di Alessandria è soltanto una tappa del viaggio di Wael.
 

Libri, scambi, visite, progetti, si inseguono a ritmi vorticosi. Intanto un gruppo di studenti universitari si mette a studiare l’arabo, alcuni passano periodi al Cairo. Rimini, nella settimana del Meeting, è praticamente gemellata con la capitale dell’Egitto. Wael ci viene insieme ai suoi amici, un giudice, un uomo di impresa, una signora di altissima responsabilità, membro della Corte Costituzionale del Paese. Anche loro restano contagiati.

Da Wael, dagli amici italo-egiziani-cristiani-musulmani di Wael, dal Meeting dell’amicizia tra i popoli (e soprattutto tra le persone). Frullano altre idee. Negli ultimi mesi lo stesso manipolo sì è gettato a capofitto nella nuova impresa congegnata dal professore. Ha preparato volantini, telefonato, fatto incontri, portato carte, fotocopiato testi, prenotato stanze di albergo, parlato con ministri, trasportato materiali.

Un lavoro matto e per nulla disperato, per il grande giorno che è oggi giovedì 28 ottobre, nuova tappa del viaggio cominciato anni fa. Nella gigantesca capitale egiziana, tra l’Università dove parlò Obama, l’Opera e la Cittadella si dipana lo spettacolo intitolato “La Bellezza, lo spazio del dialogo”. In pratica si sono inventati un “Meeting del Cairo”.

Due giorni di conferenze e dibattiti, due mostre e un concerto, in un roteare di ministri (inaugurazione del titolare egiziano della Cultura e di Emilia Guarnieri, presidente del “gemello” grande, il riminese), alti funzionari, diplomatici, magistrati, studiosi, religiosi, testimoni, artisti, giovani e tanta gente curiosa o già “contagiata”. Si parla della Bellezza, si parla dello sbalordimento, si parla dell’evento Meeting di Rimini che oggi e domani si specchierà in quello del Cairo e viceversa. E’ o non è una grande storia?