La pubblicazione dell’attesa Esortazione apostolica postsinodale sulla Parola di Dio ci invita ad una seria riflessione sul posto che tale Parola occupa nella vita delle nostre comunità.

La Sacra Scrittura è come un’acqua profonda: non tutti possono attingervi. Ma molti ne godono i frutti attraverso coloro che sono stati bagnati dalle sue piogge. Così, di fatto, è accaduto nei duemila anni di storia della Chiesa, e così accade anche oggi.

Ci sono stati lunghissimi periodi in cui il popolo cristiano non ha avuto un accesso diretto alle pagine della Bibbia, per analfabetismo (quanti sapevano materialmente leggere nel medioevo e nella stessa età moderna?), ma anche a causa della difficoltà ad entrare nel testo biblico, sia dell’Antico che del Nuovo testamento (fatta forse eccezione per le pagine più significative dei Vangeli sinottici). Un altro fattore determinante è stato l’assenza di educatori che fossero in grado di accompagnare in modo adeguato tale lettura.

Si aggiunga a tutto ciò la rarità dei libri che, almeno fino al sedicesimo secolo, obbligava alla memorizzazione coloro che, per compito o vocazione, avevano un rapporto particolare con la Scrittura.

Proprio quando la stampa avrebbe reso più accessibile il testo biblico, la Riforma protestante – con la sua assolutizzazione della sola scriptura – finì per allontanarlo dal popolo cattolico per altri 400 anni, fin quasi al Vaticano II.

Eppure non dobbiamo ignorare il fatto che il popolo cristiano era pur sempre in contatto frequente col testo scritturistico. Le vetrate e gli affreschi delle chiese nell’alto medioevo, le vite dei santi che si tramandavano oralmente, la catechesi orale dopo il Concilio di Trento (di cui San Carlo fu uno dei più convinti promotori e maestri)… tutto concorreva ad un rapporto costante con la storia sacra – così allora si chiamava la Bibbia accessibile a tutti – che irrorava i tessuti quotidiani della vita cristiana.

All’interno del popolo di Dio vi erano poi tre tesori. Innanzitutto i commenti sapienziali dei Padri, che forniranno ben più di una chiave di lettura a tutto l’occidente cristiano. Essi saranno una calamita che attirerà molti credenti verso il testo biblico, alimento della preghiera e della meditazione. «I padri della Chiesa ci mostrano ancora oggi una teologia di grande valore perché nel suo centro sta lo studio della Sacra Scrittura nella sua integralità. Il loro esempio può insegnare agli esegeti moderni un approccio veramente religioso alla Sacra Scrittura. Come anche un’interpretazione che si attiene costantemente al criterio di comunione con l’esperienza della Chiesa […]. E dall’esegesi patristica impariamo che si è fedeli all’intenzionalità dei testi biblici solo nella misura in cui si cerca di ritrovare, nel cuore della loro formulazione, la realtà di fede che essi esprimono e se si collega questa realtà con l’esperienza credente del nostro mondo» (n. 37).

Vi era poi la vita liturgica, con le sue preghiere, i suoi canti, le sue letture e le sue feste, che si alimentavano direttamente al testo scritturistico. Questo patrimonio sarà all’origine del teatro e di tanti testi letterari, dal medioevo in poi. Scrive il papa Benedetto XVI nell’esortazione postsinodale: «È questo l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo che ascolta e risponde […]. Qui appare anche la sapiente pedagogia della Chiesa che proclama e ascolta la Sacra Scrittura seguendo il ritmo dell’anno liturgico. Questo distendersi della Paola di Dio nel tempo avviene in particolare nella celebrazione eucaristica e nella liturgia delle ore» (n. 52).

 

Dobbiamo infine citare la vita monastica, vero «polmone della Chiesa», in cui lectio, ruminatio, e contemplatio del testo biblico costituivano l’ossatura lenta e solenne di tutta l’esistenza.

Per accostarsi alla Scrittura occorre educare a leggere e a far silenzio. La Scrittura è un racconto di fatti che avviene attraverso una molteplicità di generi letterari, che vanno anch’essi conosciuti. Ma questo ci riguarda soltanto in un secondo momento. Innanzitutto, infatti, deve prevalere l’incontro con una storia reale, composta di avvenimenti che si succedono: ecco il significato dell’espressione “storia sacra”. In tutto ciò sarà molto di aiuto la lettura continua e corsiva della Bibbia.

 

È fondamentale notare il primato della storia sul racconto. La Bibbia parla di qualcosa che sta accadendo ora, che sta accadendo nella nostra piccola comunità e in tutto il mondo. «Il rapporto tra Cristo, Parola del Padre, e la Chiesa non può essere compreso nei termini di un evento semplicemente passato, ma si tratta di una relazione vitale in cui ciascun fedele è chiamato ad entrare personalmente» (n. 51). La Bibbia è l’esposizione privilegiata dell’evento, il racconto che Dio ha ispirato e voluto scegliere tra tanti racconti, per farci percepire il senso salvifico dell’evento, anche se questo non esaurisce minimamente l’ampiezza di ciò che è accaduto ed accade. Anzi, l’evento ha bisogno di crescere in noi e tra noi per essere veramente compreso.

 

Essenziale a questo proposito è il riferimento alla liturgia e alla vita comune. Celebrazione liturgica (messa, lodi, vespri, confessione…), vita comune vissuta come esperienza concreta dell’alleanza e della propria conversione a Dio e lettura personale della Bibbia costituiscono un vero e proprio circolo ermeneutico, in cui ogni elemento non può essere scisso dagli altri perché ne costituisce la carne, la direzione, la realizzazione.

Liturgia, vita nella comunità, ascolto di brani o testi biblici: tutto ciò vive ancora, seppure in brandelli occasionali e sfilacciati, nelle nostre comunità cristiane. Ma perché non porta frutto?

Manca il silenzio, cioè l’esperienza del maestro. Noi abbiamo avuto don Giussani che ci ha messo in mano il Libro delle Ore, che ci ha collocati in un contesto in cui diventava normale lo sguardo a sé e alla storia dentro l’orizzonte dell’alleanza, in cui i testi biblici (sopratutto san Giovanni e san Paolo) erano continuamente citati e commentati. Ma don Giussani ha fatto ancora di più. Ha attuato in noi l’immedesimazione, attraverso l’Antico e il Nuovo Testamento, con gli avvenimenti a cui abbiamo partecipato e partecipiamo nella nostra vita quotidiana.

 

Realmente noi ci siamo seduto sotto il querceto di Mamre con Abramo e i tre angeli misteriosi; realmente abbiamo vissuto con Maria la partenza dell’angelo dopo l’Annunciazione; davvero siamo stati sul Giordano quando Gesù ha detto ad Andrea e Giovanni venite e vedrete. Anche noi abbiamo detto con Pietro sulle rive del lago di Genezareth, dopo la Resurrezione.

Tutto ciò vive nel silenzio, e in esso solo un maestro ci può introdurre. Egli è quindi una persona chiamata da Dio a guidarci dentro le cose, ed infine verso il Mistero.