La confusione è veramente molta. Le rivelazioni di Wikileaks creano tensioni tra nazioni alleate, i conti pubblici dell’Irlanda, dopo quelli della Grecia e, forse, prima di quelli del Portogallo dividono i partner della “comunità” europea, i partiti della nostra compagine governativa di centrodestra faticano, pur in assenza di una efficace opposizione e supportati da numeri teoricamente molto forti, a portare in porto qualsivoglia provvedimento.

L’edificazione della torre di Babele prosegue, mentre regredisce la percezione del bene comune. Tutto ciò che divide viene esaltato nell’esasperazione dei personalismi. In assenza di un nemico chiaramente percepito – forse in questo ruolo è rimasto solo il terrorismo islamico – a prevalere è la critica fine a sé stessa, incapace di costruire la benché minima realtà.
 
Sabato e domenica sono stato in montagna: anche lassù, a mille metri d’altezza, fuori dal locale supermercato una decina di persone, che so non appartenere ad alcun movimento o associazione, hanno dedicato l’intera giornata alla raccolta di cibo organizzata dal Banco Alimentare. Nella conosciuta valle trentina residenti e turisti hanno potuto partecipare con un semplice gesto a un momento di solidarietà. La sera un camion della Protezione Civile ha raccolto i pacchi di quel supermercato e di altri della valle e convogliato il tutto al punto di smistamento regionale: altri volontari lo faranno arrivare nei centri di distribuzione e lì nuove mani operose lo consegneranno a chi, per scelta o necessità, ne ha bisogno.

 

Domenica sera partecipando alla messa nella locale parrocchiale mi ha sorpreso, come sempre più spesso mi capita di fare, l’esperienza di comunità di quel gesto: l’intelligente iniziativa di un giovane sacerdote ha saputo coinvolgere, come chierichetti, nel coro e nel catechismo, un centinaio di bambini e ragazzi, molti dei quali presenti con i propri genitori. Trecento persone, neanche il dieci per cento dell’intera popolazione, unite in un gesto che crea legami, per quanto fragili, e che rimanda ad altri momenti, non solo liturgici. Poche parole, quelle del sacerdote, ma chiare e capaci potenzialmente di lasciare traccia nell’intera settimana.
 
Tra le due parti di questo editoriale non si vuole gettare nessun ponte: sarebbe pura ideologia. Certo però, anche in pieno terzo millennio, la responsabilità e la creatività personale possono ancora fare la differenza. Il mondo intero non cambia, la confusione rimane, anche dentro di noi: l’essere comparse o protagonisti tuttavia dipende da ciascuno di noi.