Lo scorso 24 novembre è stato presentato a Roma il rapporto 2010 sulla libertà religiosa nel mondo, realizzato dall’organizzazione cattolica “Aiuto alla chiesa che soffre”. C’è la conferma che viviamo un’escalation fondamentalista con pochi precedenti nella storia, un vorticoso aumento delle restrizioni messe in atto da governi nei confronti di chi vuole professare liberamente la propria confessione religiosa.

Un ulteriore fattore che preoccupa non poco per il futuro dei rapporti del mondo occidentale con il Medio Oriente è l’assoluta mancanza di reciprocità da parte dei governi mediorientali. Si moltiplicano le richieste e le lamentele nei confronti dei governi occidentali per la promozione della libertà religiosa, ma se dovessimo mettere il naso in casa loro, ci accorgeremmo che laggiù la libertà religiosa è un concetto totalmente inesistente, anzi addirittura incompatibile con la struttura costituzionale di molti di questi Stati.

A questo proposito è paradossale quello che è accaduto all’inizio di novembre tra Arabia Saudita e Norvegia. Il Governo saudita ha sollecitato il governo norvegese affinché stanziasse un finanziamento di svariati milioni di euro per la costruzione di una grande moschea nella capitale. La gestione della moschea sarebbe nelle mani del centro islamico Tawfiiq. Vista così, la richiesta non sembra essere scandalosa o oltraggiosa, essendo la Norvegia un paese democratico nel quel l’immigrazione di cittadini di religione islamica è in grande crescita, come nel resto d’Europa.
Siamo pervasi da un senso di profonda ingiustizia però nell’analizzare la situazione in Arabia Saudita, dove è vietata ogni manifestazione e ogni pratica religiosa anche privata. Un cristiano non può nemmeno mettere piede fisicamente nella città santa della Mecca.
 

Come ha riportato il quotidiano “Avvenire” il 3 novembre scorso “Secondo la costituzione saudita, infatti, l’islam è religione di Stato e non è ammesso nessun culto diverso, nemmeno per i milioni di immigrati (cristiani ma anche indù) provenienti dall’Asia in cerca di lavoro nel settore petrolifero. Fece scalpore, nel 2005, il caso del cristiano indiano Brian Savio O’Connor, arrestato, imprigionato e torturato perché sorpreso in possesso di Bibbie e libri cristiani.” Allora la risposta del governo scandinavo, vale a dire «Nessuna moschea "saudita" in Norvegia senza libertà religiosa in Arabia saudita», può davvero costituire un ragionevole punto di partenza per affrontare il problema.

Il concetto di reciprocità può essere un valido argomento per riuscire finalmente ad aprire una breccia nel cuore di chi calpesta per legge la libertà religiosa dei propri cittadini. Mai rinunciare ad aprirsi nei confronti di altri popoli e altre culture, ma pretendere un atteggiamento di rispetto reciproco è alla base per un dialogo che davvero possa portare ad una convivenza pacifica. Il vero dialogo si fonda sulla verità, non sulla furbizia o sulla menzogna. La risposta norvegese, insieme all’atteggiamento di altri governi occidentali e con il contributo dell’Unione europea, vuole far accorgere i governi mediorientali della convenienza di un dialogo interculturale vero e profondo che abbia come presupposto la comprensione reciproca e la promozione di quei valori buoni che fondano le nostre civiltà. Se tutto ciò dovesse verificarsi, sarebbe un passo fondamentale per la vittoria della libertà religiosa nel mondo.