In un articolo del 17dicembre sul New York Times, l’editorialista Charles M. Blow offre diversi spunti di riflessione su quanto sta avvenendo politicamente negli Stati Uniti alla vigilia del nuovo anno.

L’editoriale, sottotitolato provocatoriamente “L’epurazione dei partiti”, inizia con un fatto: “L’estrema sinistra ha la schiuma alla bocca”. Blow si riferisce al “livello quasi apoplettico” di agitazione tra i progressisti nei confronti del compromesso di Obama sul taglio delle imposte. La legge, firmata dal presidente la settimana scorsa, “ha mostrato una faglia sismica nel monolite Democratico, tra progressisti da un lato e moderati dall’altro, ben visibili i primi, appena percettibili gli altri”.

È questa in effetti la domanda che si pone: “Esiste nel Partito Democratico un futuro per le posizioni moderate, e specialmente per quelle conservatrici, o il partito si sta avviando a sperimentare un’epurazione tipo quella vista nella destra?”. La conclusione di Blow è: “In una certa misura, sembrerebbe prevalere la seconda ipotesi”.

Blow esamina i risultati dei sondaggi: secondo Gallup, “la percentuale di Democratici che si qualificano come progressisti è salita di quasi un terzo dal 2000 al 2007 e per la prima volta è pari alla percentuale che si descrive come moderata. Nello stesso periodo, è diminuita la percentuale di Democratici conservatori. Nel 2000, tra Democratici progressisti e conservatori vi era un margine relativamente piccolo; ora i Democratici progressisti sono due volte quelli conservatori”.

Secondo Blow, anche se la demografia lavora in favore dei Democratici, nel breve termine “le cose potrebbero essere problematiche, perché Repubblicani e Indipendenti sono sempre più conservatori e i progressisti rimangono di gran lunga il più piccolo gruppo ideologico”. Il progressismo rimane, come osserva Blow, una “situazione delle coste”, lasciando fuori molta America interna, specialmente il Sud. In effetti, le elezioni di novembre hanno spazzato via quasi tutti i Democratici del Sud. “A meno che i Democratici vogliano cedere il Sud, dovranno mantenere uno spazio per le posizioni moderate e conservatrici”.

Un altro problema per la sinistra progressista è che dimostra “un insaziabile appetito per divorare i suoi”. Da un altro sondaggio della Gallup risulta che l’indice di gradimento di Obama tra i Democratici progressisti è sceso del 10% dal 1° novembre, mentre è rimasto stabile tra i Democratici moderati. Per Blow, questo dipende “dalla derisione generalizzata ed eccessiva da parte degli ultraprogressisti autoproclamatisi l’intelligenza del partito. Secondo loro, Obama deve pagare per aver abbandonato la sua ‘base progressista’”.

 

Adattando una frase del comico e commentatore Bill Maher, Blow osserva: “Questi progressisti di estrema sinistra preferirebbero combattere l’amico che li ha delusi piuttosto che concentrarsi sul nemico che li vuole distruggere. Ciò non vale per la destra, che vuole solo vincere. Troppi progressisti vogliono invece solo lamentarsi”. Blow conclude: “Se la grande tenda dell’apertura Democratica si restringe alla piccola rocca del progressismo tutto e subito, ci saranno senz’altro ragioni per piangere”.

 

Per quanto mi riguarda, posso confermare questa battaglia anche tra i miei amici Democratici progressisti, la maggior parte moderatamente progressisti. Intelligentemente, cominciano a porre in discussione l’ideologia progressista, ma il loro “relativismo” gli impedisce di andare abbastanza avanti nella loro disponibilità a scoprire la Verità che non rende schiavi, ma al contrario libera.

 

Sono paralizzati di fronte al rischio di accettare che l’unica via per salvare il bene che possono fare è di rinunciarvi, in cambio della Verità che li attrae, riottenendolo da quell’Uno che è la Verità. E così rimangono con nient’altro che lacrime. A tutti loro, ai miei lettori, e a me stesso, auguro un Natale e un nuovo anno di pace. La Verità è diventata carne.