Sto scrivendo questo articolo alla fine di una colossale tempesta di neve, una bufera che ha paralizzato la maggior parte della costa orientale degli Stati Uniti durante il weekend di Natale. La forza del vento ha raggiunto dimensioni da uragano in New England, New York e New Jersey.
A differenza dello scorso anno, però, Washington DC ha evitato gran parte della tempesta, e ha recuperato anche dalla tempesta politica della settimana prima di Natale, durante la quale la “bufera Obama” aveva sorpreso tutti, eliminando l’opposizione ad alcune sue proposte legislative determinanti.
Obama ora è alle Hawaii, lontanissimo dalla tempesta, crogiolandosi al sole e nelle calde acque del Pacifico meridionale, mentre Washington si riprende. Cosa succederà, però, al suo ritorno, quando dovrà fronteggiare un’opposizione alla sua politica decisamente più forte?
Questo è il primo Congresso spaccato dal 2002 e, secondo i commentatori politici della CNN, l’opinione comune porta a dire che il passaggio dal controllo di un unico partito (i Democratici) su entrambe le Camere a una situazione in cui il Partito Repubblicano controlla la Camera dei Rappresentanti e ha una minoranza più forte al Senato, porterà a una crescente impasse nei prossimi due anni.
Tuttavia, questa stessa opinione comune è stata rovesciata completamente dopo il 2 novembre, quando alla batosta elettorale inflitta a Barack Obama e ai Democratici ha fatto seguito uno dei risultati più produttivi mai raggiunti al Congresso in un dopo elezioni.
I Repubblicani non possono più continuare a “star semplicemente seduti e dire no”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, riferendosi all’atteggiamento ostruzionista dei leader Repubblicani negli ultimi due anni. Con una disoccupazione ancora vicina al 10% e un deficit federale che continua a espandersi, Obama e i leader di entrambi i partiti devono trovare una strada per accelerare la ripresa dalla recessione economica e contemporaneamente impostare politiche e strategie di lungo termine per equilibrare meglio entrate e spese.
Una commissione bipartisan, nominata da Obama, ha concepito un piano radicale di riduzione del deficit, che comprende tagli di spesa, aumento delle imposte, aggiustamenti nella previdenza sociale e altre proposte normalmente considerate politicamente un tabù. Il piano è stato approvato dalla maggioranza della commissione, ma con un margine insufficiente a evitare il voto nel Congresso.
I Repubblicani hanno messo in chiaro che il taglio alla spesa è la loro prima priorità. Lo speaker della Camera entrante, il Repubblicano dell’Ohio John Boehner, ha promesso votazioni settimanali sui tagli, e il senatore Repubblicano conservatore Tom Coburn, dell’Oklahoma, ha detto a Fox News: “Non vi sarà un solo americano che non sarà chiamato a far sacrifici per via dei tagli necessari”.
Coburn ha respinto le critiche dei suoi colleghi conservatori per aver sostenuto il piano di riduzione del deficit approvato dalla commissione bipartisan: “Non sono al Senato per il Partito Repubblicano” ha detto Coburn, che è stato rieletto il mese scorso per il suo secondo e, sostiene, ultimo mandato di sei anni. “Io sono al Senato per l’America e per il futuro del nostro Paese. E se continueremo a misurare tutto sul metro Repubblicano/Democratico, continueremo su questa strada che sta portandoci al fallimento”.
Quindi, la parola chiave è “sacrificio”. Ogni americano è chiamato al sacrificio. Senza questo sacrificio, il Paese andrà certamente al collasso. Anche Papa Benedetto XVI, nel suo messaggio natalizio della scorsa settimana, ha messo in guardia sulla possibilità di un crollo: “Se ciascuno guarda solo ai propri interessi, il nostro mondo si avvierà sicuramente al collasso”.
Smettere di guardare ai propri personali interessi è senza dubbio un sacrificio! Secondo il Papa: “Dove un sempre più incerto futuro viene considerato con preoccupazione, perfino in nazioni ricche possa la Luce del Natale continuare a risplendere e a incoraggiare le persone a fare la loro parte in uno spirito di autentica solidarietà”.
Il sacrificio cui ci chiama la Luce del Natale è l’origine di una “autentica solidarietà” tra i popoli del mondo. È questo il sacrificio che ha in mente il senatore Coburn? E Obama? I Repubblicani? I Democratici? E i cattolici saranno capaci di testimoniare la solidarietà creata da Uno che è la Luce del Natale? Altrimenti, la bufera politica ritornerà e paralizzerà il Paese, come la bufera di neve ha paralizzato il nord-est.