Venerdì e sabato scorso, a Parma, Confindustria ha tenuto uno dei più importanti momenti programmati per festeggiare il centenario di vita dell’associazione. Cinquemila imprenditori hanno ascoltato gli interventi e le analisi dei massimi esponenti di governo e opposizione.
È legittimo pensare che la maggior parte dei partecipanti fossero piccoli e medi imprenditori delle regioni del nord, quelle che nelle recenti elezioni hanno confermato la supremazia dei partiti del centrodestra e, tra essi, la crescita dei consensi alla Lega. Può essere dunque interessante leggere tra le righe del convegno per ricavare qualche conclusione in chiave politica. Due in particolare.
La prima. Il centrodestra gode ancora saldamente della fiducia della base associativa della principale associazione imprenditoriale. I cronisti segnalano undici applausi per Berlusconi ed uno solo per Bersani, pur da sempre considerato interlocutore credibile. Al di là degli umori, è però il contenuto degli interventi a motivare le prese di posizione: c’è la sensazione che questa volta di riforme non si parli soltanto e ci sia la volontà politica, l’orizzonte temporale e l’impegno concreto per realizzarle.
Nell’ampio padiglione della Fiera di Parma si respira l’ottimismo che, nonostante tutto, quelle stesse persone hanno nei confronti delle proprie imprese e della crisi economica. Certo in caso di fallimento o, peggio, di mancato impegno la delusione sarebbe tanta e, questa è l’impressione, non più recuperabile. Leggo in questo senso anche, e soprattutto, il vero e proprio trionfo personale tributato a Tremonti: non solo al ministro dell’Economia, peraltro molto apprezzato, ma al politico, uomo-ponte tra Pdl e Lega e, forse, anche tra l’oggi e il post-Berlusconi.
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La sensazione è che il cuore industriale del paese confermi la fiducia al premier più che al partito da lui fondato e che, in mancanza di riscontri, possa in futuro sancire, proprio attraverso Tremonti, uno spostamento degli equilibri all’interno della coalizione di centro destra con un ulteriore rafforzamento della componente leghista. Sembrerebbe una partita tutta interna alla compagine governativa che Berlusconi può vincere e il Pdl perdere.
Di conseguenza, ed è la seconda considerazione, se dietro la Fondazione di Montezemolo c’è mai stato un progetto politico centrista il convegno di Parma ne rimanda sine die la manifestazione. Le truppe, perché purtroppo in Confindustria di truppe si tratta, in politica non seguono i propri generali, a maggior ragione quelli della “riserva”. Il ricordo del convegno di Vicenza, nel 2006, è ancora fresco in molti di loro e il tentativo di golpe di alcuni generali della prima fila, sventato con una mossa corale e spontanea della base, è un fatto, per chi vi partecipò, difficile da dimenticare.