Sabato scorso sono rientrato da una settimana di ritiro per sacerdoti tenuta dal movimento di Comunione e Liberazione negli Stati Uniti, a cui hanno partecipato più di cinquanta preti da tutto il Paese. Più della metà di loro era stata ordinata da pochi anni e non apparteneva al movimento.
Questi ritiri sono iniziati nel febbraio del 2003, all’apice dello scandalo degli abusi sessuali che aveva coinvolto preti americani. Lo scandalo era nella mente di tutti, tanto che molti dei partecipanti al ritiro posero domande o manifestarono preoccupazione per la questione. Lo scandalo per gli abusi è tornato oggi alla ribalta, ma questa volta non è stato molto presente nelle discussioni, durante il ritiro.
Questo non significa certo che i partecipanti fossero insensibili a quanto viene riportato quasi ogni giorno, “goccia a goccia”, come ha detto un commentatore. Nel ritiro i sacerdoti erano completamente consci dello scandalo, avendone sperimentato personalmente la ferita che ha provocato nel cuore della maggior parte dei preti.
Tuttavia, invece di fermarsi a discutere di come una cosa simile fosse potuta accadere, i partecipanti al ritiro di quest’anno si sono impegnati a discutere la questione più profonda, di cosa realmente significhi essere prete cattolico ai nostri giorni. Avevano letto la traduzione dell’articolo di Padre Julián Carrón su La Repubblica (Feriti, torniamo a Cristo) che li aveva provocati a considerare questa crisi come un’opportunità per riprendere a fondo l’esperienza della loro vocazione al sacerdozio.
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Per la verità, questo livello della discussione è di tanto in tanto emerso anche nel dibattito pubblico, anche su media laici. E forse, la prova più evidente è l’articolo di copertina dell’ultimo numero di Newsweek (12 Aprile 2010) scritto da Lisa Miller, la redattrice per le questioni religiose. La copertina mostra l’immagine della Vergine Maria e il titolo recita: Cosa farebbe Maria?, con il sottotitolo Come le donne possono salvare la Chiesa cattolica dai suoi peccati.
Il titolo vuol rifarsi probabilmente allo slogan usato da molti cristiani evangelici, per giudicare le questioni morali di oggi ponendo la domanda: “Cosa farebbe Gesù?” nelle attuali circostanze. Qualunque cosa avesse fatto Gesù – scrive la Miller – non ha comunque aiutato le donne che sapevano cosa stava succedendo alle vittime che si erano fidate dei molestatori. «Gesù aveva torto: i mansueti non erediteranno la Terra. Hanno solo ricevuto sermoni pii e egoisti» dai vescovi. «Perfino con una madre, Maria, al centro della storia – continua Lisa Miller – le donne nella Chiesa di oggi si trovano al margine e soggette a prediche, in mezzo a rivelazioni senza fine di abusi sessuali. Le loro preghiere alla Vergine, protettrice dell’umanità, sembrano non ricevere risposta».
L’articolo di Newsweek, come anche altri, dimostra che lo scandalo degli abusi sessuali ha portato alla luce quanto poco sia capita – da molti – la natura della Chiesa cattolica. Specialmente dai cattolici moderni.
La Miller osserva che il Santo Padre e i vescovi vivono in un «mondo pre-illuministico (…) rimangono ampiamente non toccati dalle rivoluzioni francese e americana (…). Su questioni che attengono la morale (…) considerano la modernità una minaccia. Nell’Occidente democratico (…) diamo per scontata la supremazia del singolo. Il Vaticano, che attacca i media accusandoli di pregiudizi contro il Papa, pone il valore soprattutto nella coesione ecclesiastica. Il divario è reale. Noi non convinciamo loro e loro non convincono noi».
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La Miller cita Elaine Pagels, docente di religione a Princeton e dichiarata agnostica, che le ha detto: «Per noi due è difficile da capire. A noi tutto ciò sembra non essere al passo con il mondo, ma loro non vogliono essere al passo con il mondo».
Il resto dell’articolo spiega come questo divario possa essere ridotto, se non addirittura superato, includendo donne istruite e professionali nella struttura di potere e nel processo decisionale della Chiesa, compresa ovviamente l’ordinazione a prete delle donne.
Da parte nostra, possiamo incorrere nella tentazione di rispondere a questo attacco ideologico al Santo Padre e alla fede della Chiesa senza andare al cuore della crisi e mostrare come la concezione cattolica del sacerdozio e della Chiesa siano espressione della fede in Cristo, ma così facendo finiremmo per accettare il punto di vista post-illuministico del moderno individualismo.
La risposta alla domanda su cosa farebbe Maria si può individuare, naturalmente, da ciò che realmente ella ha fatto a Cana, quando si accorse che non c’era più vino. Ella ha posto il problema all’attenzione del Figlio e, dopo le Sue parole, apparentemente di rifiuto ad intervenire (la signora Miller parlerebbe di “predica”? ), ha detto semplicemente:«Fate quello che vi dirà». Non c’è motivo alcuno per dubitare che si comporterebbe così anche oggi. La risposta di Gesù a Maria si riferiva alla Sua morte in croce ( la Sua “ora”), la risposta di Maria è un invito a seguirLo lungo il Suo cammino. Questo è esattamente quanto hanno fatto i preti nel ritiro della scorsa settimana.