La Chiesa è sotto assedio? Sembrerebbe di sì, se si dovesse dar retta ad alcuni giornali di questi ultimi giorni. Vi si parla della Chiesa cattolica come di una istituzione colpita a morte dai peccati di alcuni suoi membri e di un successore di Pietro che dovrebbe pensare a dimettersi. In realtà, grazie a Dio, le cose non stanno così.



Certamente i peccati di noi cristiani costituiscono uno schermo tra l’opera di Cristo – che in questi giorni vediamo curvarsi di nuovo sull’uomo ferito, per guarirlo con la propria passione, morte e risurrezione – e l’umanità che l’attende gridando e sperando.

Quando poi il peccato è così grave da attentare l’innocenza e la salute dei piccoli, il crimine è particolarmente odioso e va perseguito. Ma nulla può spegnere l’opera di Cristo che è venuto proprio per guarirci dal nostro male.



Senza la sua vicinanza, senza la Chiesa, la tenebra nel mondo, lungi dal diminuire, aumenterebbe. La santità della Chiesa nasce dall’opera di Gesù che muore sulla Croce per cancellare i nostri peccati, vincendo ogni divisione e ridando all’uomo la speranza di poter risorgere sempre. La Chiesa non è santa per la bontà dei suoi membri.

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Alla fine del IV secolo sant’Agostino, nella lotta contro il Donatismo, ha rivelato il vero volto della Chiesa. C’era chi voleva che i lapsi, che avevano abiurato la fede sotto la pressione delle persecuzioni imperiali, venissero ribattezzati. Agostino si oppose: «È Cristo che rende santa la sua Chiesa».



La Chiesa è assediata, sì, ma dall’amore del suo Signore che continuamente urge i suoi membri a conversione. Benedetto XVI poggia in questo la sua confidenza. Per questo è sereno, pur nel dramma dei peccati di tanti uomini. Da questa serenità attinge la forza per una riforma della Chiesa, per far pulizia, senza nascondere nulla ma anche senza nessun cedimento alla logica mondana di chi vuole negare alla Chiesa quella maternità che le viene dalla morte e resurrezione del suo Signore.