Secondo una ricerca della Uefa del 2008, la perdita complessiva dei principali club calcistici europei è di 578 milioni di euro. Mediamente, circa il 65% degli introiti viene spesa per gli stipendi e il 47% dei club si è dichiarato in perdita.
Il comportamento di questi grandi club, che per accaparrarsi i migliori calciatori producono gigantesche voragini di bilancio, trova finalmente una degna opposizione grazie al regolamento sul fair play finanziario approvato lo scorso 27 maggio dal comitato esecutivo Uefa e presentata ufficialmente presso la commissione cultura del Parlamento europeo.
Niente più scusanti, niente più escamotage, niente più trucchi: il gioco sarà semplicissimo, nessuno potrà spendere più di quanto guadagna. I club verranno valutati su una base di rischio, che tiene conto dei debiti, dei livelli salariali e di altri due criteri fondamentali, oltre al già citato obbligo di pareggio del bilancio: nessun debito arretrato durante la stagione, verso i club, i dipendenti e/o le autorità sociali o fiscali; fornitura di informazioni finanziarie per il futuro, in modo da garantire che i club possano adempiere agli obblighi successivi.
Non è pensabile che un’iniziativa del genere non venga sostenuta anche dall’Unione Europea. Per questo, insieme ad alcuni colleghi appartenenti a diversi gruppi politici, ho presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea. Anche le società calcistiche, per il bene del calcio stesso, devono rispettare il principio di una più rigorosa disciplina di bilancio abbinata a una gestione finanziaria più adeguata alle reali possibilità del club in questione.
La situazione di profonda crisi a livello globale ha inoltre creato condizioni di mercato difficili per i club europei, con ricadute negative sul piano delle entrate e della disponibilità economica: molte società calcistiche hanno infatti accusato problemi di carenza di liquidità che hanno costretto a pagamenti ritardati in favore di altri club, lavoratori e autorità sociali/fiscali. Purtroppo ancora oggi non ci si rende conto degli effetti, tanto devastanti quanto benefici, che queste misure avranno sul mondo del calcio.
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Gli organi di stampa, ad esempio, si comportano ancora in maniera un po’ miope, come se nulla fosse accaduto: chi più spende è il numero uno, chi meno spende prende in giro i propri tifosi e non merita considerazione. È vero che le misure non entrano in vigore da subito, ma è vero anche che se le società vorranno presentarsi in regola al momento dell’entrata in vigore, devono attrezzarsi fin da subito.
Dalla stagione 2013/2014 in avanti, i club che non soddisferanno i requisiti necessari, sulla base dei bilanci delle due annate precedenti, potranno essere sanzionati. La pena, dolorosissima, può essere anche l’esclusione dalle competizioni Uefa: se la situazione rimarrà invariata non oso immaginare quali squadre parteciperanno ad esempio alla Champions League 2014, probabilmente nessuna di quelle che hanno partecipato all’edizione 2009/2010.
La rivoluzione è già in atto, ma nessuno, o quasi, sembra essersene accorto.