Mercoledì scorso, per la prima volta dalla sua nomina, e dopo molteplici sollecitazioni da parte mia e del mio Gruppo politico, la Baronessa Ashton, Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE, ha ammesso in aula che l’UE deve intervenire per proteggere i cristiani ed il cristianesimo nel mondo. “L’Unione europea non distoglierà lo sguardo”. “Non dobbiamo cadere nella trappola che ci stanno tendendo estremisti e terroristi”, ha aggiunto. “Dobbiamo resistere a coloro che vorrebbero fare della religione un motivo di divisione. La migliore risposta all’estremismo è creare un fronte internazionale unito che si appoggi su standard universali di libertà di credo e religione”. Questo è un risultato che non deve passare inosservato perché indica che all’interno delle istituzioni europee le cose si stanno muovendo e che la nostra insistenza comincia a dare dei frutti.



Inoltre Il Parlamento europeo, approvando una risoluzione comune votata dalla vastissima maggioranza dell’Aula, rafforza la posizione dell’Alto Rappresentante riaffermando con forza che le minoranze cristiane nel mondo sono perseguitate e chiede soprattutto che l’UE si muova concretamente per proteggerle. L’aria è davvero cambiata. Con le iniziative degli ultimi mesi l’Unione europea e soprattutto il parlamento, sembra aver finalmente accantonato quell’imbarazzo che ha avuto fino ad oggi nel parlare esplicitamente dei cristiani e delle persecuzioni che subiscono in ogni parte del mondo.



Il Parlamento europeo non solo condanna esplicitamente gli attacchi ai cristiani avvenuti negli ultimi mesi in Egitto, Nigeria, Iraq ma condanna anche in modo chiaro il moltiplicarsi di episodi di intolleranza e repressione ai danni delle comunità cristiane in Africa, Asia e Medio Oriente come esprime preoccupazione per l’esodo che si sta verificando in diverse aree del mondo dove i cristiani sono forzati a lasciare il proprio paese perché oggetto di violenza.

Il testo di questa risoluzione rappresenta una novità per l’Unione europea non solo perchè riprende in modo chiaro tutte le problematiche legate alle sofferenze che i cristiani subiscono oggi nel mondo ma anche perché questo stesso testo è stato votato da una vasta maggioranza del Parlamento il giorno dopo le dichiarazioni nello stesso senso della Ashton. Per la prima volta viene chiesto che l’UE vincoli i propri accordi di cooperazione con i paesi terzi al rispetto da parte di questi paesi della libertà di religione garantendo le comunità religiose – come i cristiani – che sono menzionati in modo esplicito.



L’Alto Rappresentante per la politica estera viene incaricato con urgenza di elaborare una Strategia Europea sull’esercizio del diritto umano della libertà di religione. Il concetto è quello che sosteniamo da diverso tempo ossia quello di vincolare gli aiuti economici europei al rispetto di quei diritti umani di cui fa chiaramente parte la libertà di religione e che, se applicati concretamente, vedrebbero un salto di qualità nella condizione delle comunità cristiane nelle diverse aree calde del mondo. Il Servizio Europeo di Azione esterna deve, secondo il Parlamento europeo, essere investito di un monitoraggio permanente per quanto riguarda la situazione delle restrizioni governative e sociali alla libertà di religione e ai diritti ad essa correlati per poi riferire annualmente al Parlamento europeo stesso.