Stiamo vivendo una drammatica situazione economica e sociale come non si vedeva da tempo. Ma davanti a questa crisi, italiana ed europea, bisogna starci, evitando assolutamente di far finta che non esista o di subirne passivamente le conseguenze. È una condizione, che provoca atteggiamenti di pericolosa rassegnazione e di disperazione e che ha fatto precipitare falsi miti: la concezione di una società basata sulla presunzione dell’uomo di fare da solo, il modello di vita in cui il guadagno è l’unico orizzonte, l’idea di un’economia basata sulla finanza speculativa.
Ciò che non emerge con chiarezza dal dibattito di queste settimane è la sfida che la crisi ci ha lanciato: rendersi conto del valore della realtà, della persona, della famiglia, dell’educazione e del lavoro, veri capisaldi della vita ai quali purtroppo si rischia di non pensare davvero fin quando non vengono meno. Non c’è sistema in grado di risolvere i problemi se non sono le persone a rimettersi in azione. E così come le famiglie, in difesa di chi è senza lavoro, si compattano facendo dei sacrifici, allo stesso modo molti imprenditori, tra mille ostacoli, si impongono un esercizio supplementare di impegno e di creatività.
Proprio in virtù di queste considerazioni, nel preparare la sedicesima edizione di AF-L’Artigiano in Fiera, in programma a Fieramilano dal 3 all’11 dicembre, ci siamo resi conto della necessità che una reale ripresa dell’economia, ora più che mai, avviene se si riprende quella cultura basata sulla tradizione e sull’innovazione propria del lavoro artigiano. Alla nostra manifestazione partecipano migliaia di artigiani, italiani ed esteri, con la speranza concreta di trarne benefici di fatturato che, in molti casi, diventano decisivi per il destino stesso delle aziende.
Quello di AF-L’Artigiano in Fiera è un tentativo di dare una risposta all’attuale momento economico. Una risposta rappresentata da un altro modo di concepire l’impresa e il mercato, accettando la sfida del cambiamento. L’artigianato, che ha il suo fulcro nell’uomo radicato in una storia, una tradizione e un popolo, esprime la cultura della manualità, che è poi essenziale anche per i successi delle medie e grandi imprese. Basti pensare che dietro a ogni grande prodotto, compresi quelli di largo consumo ad alto contenuto tecnologico, si cela una genialità umana che si esprime attraverso un lavoro manuale.
Insomma, l’artigianato è l’espressione di una positività nei confronti della realtà che attraverso il lavoro cerca di plasmare la materia verso qualcosa di bello e di buono, così da poter rispondere ai bisogni dell’uomo. Una posizione del genere non può che suscitare l’interesse del popolo, che si riconosce in questo sforzo e rimane semplicemente “stupito” dalla bellezza di ciò che è in mostra.
In Italia ed in Europa, migliaia di artigiani lavorano quotidianamente con tenacia e fatica in un contesto che anziché sostenerli sembra sempre più remare loro contro. La realtà difficile di oggi rimette in gioco la decisione di lavorare non solo per un comprensibile bisogno economico personale, ma per affermare un bene per sé e per gli altri. La crisi diventa così una provocazione che ridesta il desiderio dell’Io, l’ingegno della persona, la forza di aggregazione (perché da soli non ce la si può fare). Un Io che vive così è in grado di creare novità, utilità e bellezza, e diventa l’unico soggetto in grado di imprimere la svolta. Non ci può essere alcuna fase nuova prescindendo da questa posizione umana!
La sfida che la crisi provoca richiama all’appello la nuova generazione, perché servono giovani non piegati al mito della facile ricchezza e della carriera, ma, al contrario, applicati con umiltà, pazienza e sacrificio nell’apprendimento di un mestiere. L’imprenditoria italiana ha bisogno delle loro idee e della loro capacità di reinventarsi. Tuttavia, l’apertura al lavoro dei giovani implica una responsabilità degli adulti: una sfida educativa. I maestri artigiani sono chiamati alla comunicazione di sé, della loro percezione della realtà sino al loro “mestiere”.
Affrontiamo la crisi suscitando una speranza data dalla testimonianza di donne e uomini che hanno una ragione per cui vivere e che con la forza di una certezza stanno davanti alla vita, alla società e al lavoro in modo positivo. Raccogliamo l’appello lanciato dal nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’ultimo Meeting di Rimini: “Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza. È per tutto questo che rappresentate una risorsa umana per il nostro Paese”.