Avevo deciso di non scrivere più sul candidato repubblicano per le elezioni presidenziali Herman Cain, a meno che si trattasse di un articolo di analisi approfondita su come una simile persona possa far parte dell’odierna cultura politica americana, e in generale, ma dopo aver visto il suo recente spot televisivo non resisto alla tentazione di scriverne ancora. Nel numero di domenica scorsa del New York Times, l’editorialista Frank Bruni descrive l’annuncio in modo perfetto: “Il capo dello staff di Cain, che pare quasi un trasandato paio di baffi sale e pepe con appiccicato un arruffato politicante, recita un inopportuno promemoria su come Cain ‘stia conducendo una campagna come non si è mai visto prima’. Per sostenere la sua affermazione, lancia eloquenti sguardi torvi alla telecamera mentre aspira in modo ‘virile’ dalla sigaretta. Alligatori come guardie di confine e nicotina per tutti: ecco il programma di Cain. Il candidato appare in primo piano alla fine dello spot, sfoggiando un sorriso per due terzi sciocco e per un terzo demoniaco. Se ci fosse attaccato un fumetto, ci sarebbe scritto: ‘Nei miei sogni più fantasiosi non avrei mai pensato che vi sareste davvero mangiata questa pizza’”. Bruni chiama Cain: Herminator.

Nel frattempo, un sondaggio New York Times/CBS News rileva che il 74% degli intervistati ritiene il Paese sulla strada sbagliata e l’89% non ha fiducia nella capacità del governo di prendere le giuste iniziative. Bruni commenta: “Lo scollamento tra la gravità delle nostre angosce e la pochezza della nostra politica – tra quanto sono gravi i nostri problemi e quanto sono incompetenti, o semplicemente immobili, le persone che dovrebbero affrontarli – è incredibile. In questo momento il sistema non funziona ed è questo uno dei collegamenti tra Occupy Wall Street e il Tea Party. Anche se non concordano sui responsabili dei guai e suggeriscono soluzioni diverse, sono i frutti di una frustrazione condivisa”. Nessuna meraviglia, quindi, “che il sondaggio Times/CBS evidenzi un consenso per il Congresso ora al 9%”.

Il titolo dell’articolo di Bruni è: Pizza e pessimismo. Il sottotitolo, penso scelto dal giornale, è una domanda: Dov’è la speranza nel nostro clownesco circo politico? Pessimismo e speranza, sarebbe un buon punto da cui partire per riflettere su cosa sta succedendo.

L’espressione “il Popolo Americano” è stata usata così tante volte e in modi così diversi che può ormai significare qualsiasi cosa voglia chi la sta usando per promuovere i suoi interessi ideologici, politici o economici. Ma se c’è una cosa che si può ancora dire con fiducia sul “Popolo Americano” è che questo Popolo è definito e animato dalla speranza. Il famoso “Sogno Americano” è in realtà la descrizione di qualcosa che è spesso un’inesprimibile speranza.

Se questo è vero, non può esistere un pericolo maggiore per l’esistenza, l’unità e la vitalità di questo Paese che il pessimismo e il dogmatico cinismo. I dati che mostrano che il pessimismo sta prevalendo sono allarmanti, ma la maggior parte degli americani non ha ancora scelto i propri candidati alle prossime elezioni legislative e presidenziali. Avvicinandosi le elezioni, la gente comincia a considerare in modo più netto “niente di quanto accade come incoraggiante e i politici un bel campionario di gente che sta solamente vendendo fumo” e, allora, si domanda Bruni, “cosa finirà per succedere?”.

Ancora una volta vediamo qui un modo in cui la Chiesa della Nuova Evangelizzazione può coinvolgere in un dialogo tutti quelli che sono seriamente preoccupati della minaccia del pessimismo ideologico. La Spe Salvi di Papa Benedetto XVI può essere un buon punto di partenza.