Ci saranno i vecchi e i giovani. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati. Italiani e stranieri. E tanti studenti. Senza cartelli, senza striscioni, senza slogan. Senza viva e senza abbasso. Né indignati, né rassegnati, ma costruttori. Tutti lì, davanti a centinaia di supermercati di tutta Italia, a chiedere di donare un po’ della spesa per chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono gli uomini e le donne che sabato prossimo, come accade da tanti anni, daranno vita alla Colletta nazionale promossa dal Banco alimentare.

Un gesto semplice, che costa poco e vale molto. Vale perché permette di sfamare migliaia di bocche – sempre di più, in questi tempi amari – nelle mense per i poveri, nelle case di accoglienza, nei luoghi abitati dalla miseria. Vale perché dimostra – con un fatto, non a parole – che ci sono tante persone che non chiudono la porta e il cuore di fronte al bisogno. E che si può stare di fronte alla realtà con uno sguardo positivo, lasciandosene provocare, non rinchiudendosi nel lamento o nel cinismo, ma facendo della crisi un’occasione di cambiamento, per sé e per chi ci sta attorno.

Scrive Hannah Arendt che “la crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce”.

È un gesto totalmente laico, la Colletta. Ma non è un caso che nasca da un humus cristiano, e che trovi così forte rispondenza nella nostra società (saranno almeno 120mila i volontari all’opera). Come a testimoniare che nella memoria profonda di questo Paese è impressa una traccia che lo ha segnato in maniera indelebile. Una traccia lasciata dal popolo cattolico e che ha contagiato molti perché corrisponde al sentire profondo, alle esigenze elementari di giustizia e di bene che abitano le profondità di ogni cuore.

Pochi giorni fa, Benedetto XVI ha fotografato con poche, semplici e grandi parole un concetto tanto conosciuto quanto spesso equivocato o banalizzato. “Per i cristiani – ha detto – il volontariato non è soltanto espressione di buona volontà. È basato sull’esperienza personale di Cristo. Fu il primo a servire l’umanità, diede liberamente la sua vita per il bene di tutti. Quel dono non si basava sui nostri meriti. Da ciò impariamo che Dio dona se stesso a noi”.

Per queste semplici e per nulla scontate ragioni, un gesto come la Colletta alimentare racchiude in sé una valenza che è insieme sociale ed educativa. Dice con la forza della concretezza che chi è povero non è solo, che ci sono ragioni per sperare, e che la crisi non è una condanna, ma può diventare un’opportunità perché ci si metta insieme ad affrontarla. Dice che quello che accade per un giorno può diventare un modello di vita da declinare ogni giorno.