Un altro muro è crollato

La vera emergenza non è l’immigrazione, ma il sommovimento epocale che sta completamente sconvolgendo il Maghreb, come il crollo sovietico del 1989

Nell’ultimo mese, quasi seimila persone, provenienti dalla Tunisia, sono approdate sulle coste italiane; tremila di queste nei giorni tra l’11 e il 14 febbraio. Questi numeri, che come sappiamo accompagnano la tempesta istituzionale delle scorse settimane, indicano con estrema chiarezza che ci troviamo di fronte a un’emergenza vera e propria. Se non verrà affrontata con i mezzi e nei tempi adeguati, produrrà conseguenze incontrollabili.

Viste le caratteristiche di un fenomeno le cui proporzioni sono destinate a dilatarsi in maniera consistente, è più che mai urgente che l’Europa elabori una strategia mirata ad aiutare quei Paesi che da soli non riusciranno mai a sopportare il peso degli sconvolgimenti in atto nell’area del Mediterraneo. In quest’ottica, un contributo di 100 milioni di euro all’Italia sarebbe solo un inizio. Il grande obiettivo deve essere la realizzazione di un sistema unico di asilo a livello Ue entro il 2012.

Nel dibattito svoltosi martedì scorso a Strasburgo, il Commissario europeo Cecilia Mallstrom è intervenuta dimostrando un’incoraggiante disponibilità nei confronti delle richieste di aiuto inoltrate dal Ministro Maroni. Per affrontare l’emergenza l’Unione europea deve iniziare con l’utilizzo degli strumenti già esistenti, come quello di Frontex, che deve immediatamente elaborare un rapporto di analisi sull’attuale situazione d’instabilità del nord Africa e sugli scenari migratori a essa connessi.

Si applichi subito il burden sharing tra gli Stati membri, con riferimento sia ai rifugiati, o a coloro che hanno diritto alla protezione internazionale, sia agli immigrati irregolari. Non dobbiamo sottovalutare che l’instabilità creatasi nel Maghreb può dare linfa alla criminalità e al terrorismo, per questo è necessario un coinvolgimento di Europol, per sviluppare analisi specifiche circa le infiltrazioni criminali e terroristiche nel territorio dell’Unione.

Dobbiamo renderci conto che la storia ci pone di fronte a una sfida che deve essere affrontata con la stessa determinazione messa in campo in questi anni per la transizione democratica e l’integrazione dei paesi dell’est europeo. L’Unione europea si deve fare portavoce a livello mondiale di una grande iniziativa politica ed economica in favore dei Paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo.

La proposta che deve essere portata avanti è quella di rimodulare equamente nei prossimi anni i fondi a disposizione per l’Europa orientale in favore dell’area mediterranea, con una divisione almeno alla pari delle risorse. L’Unione europea deve inoltre promuovere mirati programmi regionali di assistenza, con un adeguato coinvolgimento dell’Unhcr, considerata anche la radicata presenza dell’organismo Onu sul territorio tunisino e nella regione.

 

La vera emergenza non è l’immigrazione, questa è solo una conseguenza. La vera emergenza è nel sommovimento epocale che sta completamente sconvolgendo gli equilibri nell’area del Maghreb. Eventi che per intensità e dimensioni del fenomeno sono paragonabili al 1989, alla caduta del blocco sovietico.

 

L’Europa è apparsa fino a oggi inadeguata e incapace di rifondare una propria strategia per il Mediterraneo, più volte tentata e sempre fallita. Basti pensare alla Strategia di Barcellona e all’Unione per il Mediterraneo. Purtroppo spesso non abbiamo una visione adeguata delle problematiche che abbiamo davanti. Nel 1989 ci siamo mobilitati per l’est europeo e ci siamo uniti per la stabilizzazione dell’area. Dobbiamo fare lo stesso per il Mediterraneo.

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