I giudizi positivi sulla manovra che il Governo italiano si appresta ad approvare rassicurano in maniera visibile i mercati dal pericoloso attacco speculativo degli ultimi giorni. “L’impegno delle autorità a ridurre il deficit sotto il 3% nel 2012 e vicino allo zero nel 2014 è positivo. Il recente pacchetto di misure di medio termine è un importante passo in avanti per rendere questi obiettivi raggiungibili. L’attuazione del pacchetto è essenziale”. Questo è stato il resoconto giunto dal Fondo monetario internazionale.



Anche Bankitalia ha inviato segnali di compiacimento: “Il decreto in discussione in Parlamento accelera il processo di riduzione del debito il cui avvio è previsto nel 2012, permette il sostanziale conseguimento dell’obiettivo di disavanzo fissato per il 2013, riduce ulteriormente lo squilibrio nell’anno successivo portandolo circa all’1% del prodotto. Esso va approvato al più presto. Bisogna anticipare la definizione delle ulteriori misure necessarie a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014”.



La mattina dell’11 luglio, il presidente permanente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha convocato una riunione alla quale hanno partecipato il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, il presidente uscente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il Commissario europeo agli affari economici Olli Rehn.

Oltre all’azione del Governo, la mobilitazione dell’Unione europea è la più valida garanzia contro la speculazione nei confronti del nostro Paese. In questo senso, la partecipazione dell’Italia al progetto europeo è fattore di stabilità e di tranquillità rispetto ai mercati. Questo è anche il senso delle parole del Presidente Napolitano, secondo il quale “se siamo seri non ci dobbiamo preoccupare”.



È assolutamente necessario che a livello europeo si approvi rapidamente una norma che permetta di porre un freno alle vendite allo scoperto e allo scambio di credit default swap, seguendo le indicazioni votate dal Parlamento europeo la scorsa settimana. La mancanza di una normativa comune europea ha avuto conseguenze negative sia in termini di efficacia delle misure intraprese che di andamento del mercato interno, dal momento che le decisioni adottate dai vari Stati membri non erano né coordinate, né armonizzate.

Gli studi condotti da quando la crisi ha raggiunto il suo culmine nel 2008 si sono arenati nel tentativo di arrivare a conclusioni concrete. Il motivo risiede principalmente nella mancanza di coordinamento delle misure e, in secondo luogo, nella scarsa trasparenza che caratterizza le vendite allo scoperto e le operazioni di credit default swap.

La scorsa settimana, presentando il proprio programma semestrale, la Presidenza polacca del Consiglio europeo ha dichiarato di voler scommettere sulla crescita economica come strumento che ci possa portare fuori dalla crisi. Questo è possibile, però, soltanto sfruttando all’ennesima potenza le opportunità del mercato unico.

Dobbiamo superare in fretta le incertezze relative all’integrazione economica. Più questa sarà profonda, più aumenteranno le probabilità di uscire dalla crisi. L’integrazione cioè non è una condizione ideologica, come qualcuno dice del progetto europeo, ma è il fattore indispensabile di una convivenza che ambisca a pace e sviluppo.