In questo Meeting si sta facendo largo una certezza.
Come diceva un grande poeta brasiliano: “la vita, amico, è l’arte dell’incontro”.
Da musulmani a ebrei, da destra a sinistra, da anziani a soprattutto giovani, chi viene al Meeting a visitare, ad ascoltare, a prestare servizio, a suonare o a parlare, fa una esperienza: l’incontro con uomini vivi rende più certi, contro ogni difficoltà.
Si può essere nella crisi ma non in crisi, attraversare un momento di difficoltà sociale o personale senza cedere allo sterile lamento o alla egoistica rivendicazione.
La certezza infatti non è l’elaborazione di un discorso perfetto, né tantomeno una presunzione. Ma nasce un incontro che rende ragione di tutte le cose della vita. Anche là dove appare la diversità e la contraddizione, esse sono ricondotte a una unità di esperienza.
Questa posizione, come è stato ricordato nell’incontro con Costantino Esposito dedicato al tema del Meeting, “fa la differenza nella storia”.
Siamo lieti come cristiani che tale posizione si stia mostrando capace anche in questo Meeting di suscitare in tanti – provenienti da ogni storia e cultura – una simile tensione positiva e costruttiva. Di fronte a questo spettacolo i nostri stessi limiti e le nostre aspettative sono investite da una gioia e da una speranza che li trasforma.
Per questo l’invito fatto dal presidente Napolitano all’inizio del Meeting, a portar la nostra certezza nel mondo, lo avvertiamo già in questi giorni come ipotesi affascinante di lavoro culturale e di passione umana.