Nonostante l’interesse dei vari dibattiti elettorali in vista delle ormai imminenti elezioni presidenziali, ho deciso questa volta di farvi parte di un’esperienza personale che mi è capitata questo fine settimana e che, sebbene non abbia a che fare direttamente con la politica, potrebbe aiutarci nelle nostre scelte politiche. 

Mi riferisco alla canonizzazione di due santi americani, Kateri (Caterina) Tetakwitha e Madre Marianne Cope. Kateri era una nativa americana, la prima a essere canonizzata, Madre Cope è morta curando i lebbrosi nell’isola hawaiana di Molokai.  

Vorrei chiarire che quella che sto facendo non è una riflessione politica e neppure religiosa in senso stretto, ma riguarda un’esperienza personale evocata da questa canonizzazione e dalla situazione politica attuale. 

Da quando frequentavo la scuola superiore ho cominciato a ipotizzare che sarei stato il primo portoricano a diventare santo, così da assicurare che la storia e l’identità della nostra isola divenissero parte integrante della storia del Regno di Dio. Purtroppo, non sarebbe stato così! Il 29 aprile del 2001, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Carlos Manuel Rodriguez (morto nel 1962), che, come nostro primo santo, ha assicurato che la nostra piccola isola è già parte del Regno.

Andai anch’io a Roma per la beatificazione di Carlos Manuel (conosciuto anche come “Charlie”) e quando venne il momento di scoprire il ritratto sul balcone di San Pietro e le campane della basilica cominciarono a suonare per proclamare la vittoria del Signore nella vita di questo giovane portoricano, mi commossi fino alle lacrime per il mio popolo così a lungo nella sofferenza.

Alla cerimonia erano presenti anche esponenti politici e li vidi applaudire con un entusiasmo commovente, che superava le loro differenze ideologiche, spesso anche aspre, proprio sulla questione della nostra identità.   

Qualcosa di simile mi è capitato domenica scorsa durante la proclamazione dei due nuovi santi americani, in particolare di Kateri, nelle cui vene scorreva sangue autenticamente americano. Kateri era conosciuta come “il giglio dei Mohawks” o la “Pocahontas” cattolica. La sua biografia è da leggere, per vedere come la sua fede l’ha guidata attraverso quei tempi tumultuosi.

Tutto questo è avvenuto non molto lontano da dove sono, un posto ora chiamato Auserville, nello stato di New York, a una settantina di chilometri da Albany, la capitale dello stato. Eppure, non un solo cattolico di quelli cui l’ho chiesto era al corrente della canonizzazione.

Mentre si avvicinano le elezioni e gli americani si preparano a disegnare una rotta per il futuro, dovrebbero meditare sulle vite di questi nuovi santi, nelle quali l’America ha vinto la battaglia per la vera giustizia che la nostra politica dovrebbe cercare di servire.