La crisi, italiana ed europea, continua a generare una riduzione dei consumi, producendo un quadro generale di recessione, sulla cui durata nessuno è in grado di fornire certezze. Questa congiuntura si riflette inevitabilmente sull’andamento delle manifestazioni fieristiche, termometro dello stato di salute di ogni settore economico. E’ una situazione di incertezza e di smarrimento, che sta generando sconforto e sentimenti di resa da parte di molti imprenditori. Nonostante ciò, L’Artigiano in Fiera si presenterà per l’edizione 2012 con una conferma della sua rappresentanza, composta da più di 2.900 espositori provenienti da 110 Paesi del mondo, con l’obiettivo di incrementare ulteriormente la quota degli oltre 3 milioni di visitatori, raggiunta lo scorso anno. E’ un evento anticiclico.

Le ragioni di questo successo sono diverse. Non certo perché gli artigiani sono meno colpiti dalla crisi. Non certo perché queste aziende risentono meno della contrazione della domanda interna. Non certo perché il sistema bancario è più disponibile a sostenere la microimpresa. Piuttosto il motivo di fondo sta nella resistenza, quasi eroica, da parte di questi uomini, che hanno fatto e fanno della tenuta del loro lavoro, della loro arte, dei loro mestieri, l’espressione della loro umanità. E’ l’homo artifex, evocato da Richard Sennet, che “persegue per sé e per gli altri la ricerca di un’opera fatta con intelligenza, conoscenza e sapienza manuale”. Da sempre L’Artigiano in Fiera rappresenta l’occasione per il popolo di acquistare prodotti unici, di qualità, a condizioni economiche vantaggiose. Ma non è solo il rapporto qualità-prezzo della merce a indurre le persone a visitare la nostra fiera. C’è qualcosa di più profondo: la positività dell’uomo al lavoro, in grado di generare qualcosa di buono e di bello per la comunità.

Il clima di speranza, generato da una umanità che resiste, anche perché ancora aggrappata a principi e valori, è ciò di cui il Paese e l’Europa hanno bisogno. L’Artigiano in Fiera, prima di essere fenomeno di mercato, è un fenomeno culturale che mette al centro la persona che concepisce il lavoro come atto di gratuità e non come un mero tornaconto di interessi. E per gratuità non si intende vendere gratuitamente qualcosa, ma realizzare prodotti fatti come “Dio comanda”, cioè per un bene. Come ricordava Charles Péguy: “Non compie tutto il suo dovere chi fa solo il suo dovere”. L’Artigiano in Fiera nel linguaggio moderno è un grande social-network, dove la gente si ritrova, si confronta, respira profumi e odori, degusta i sapori del mondo, tocca con mano prodotti, il tutto attraverso l’incontro con i volti e le storie di chi li produce. 

Ora, però, c’è bisogno di accettare una nuova sfida per partecipare alla ripresa economica. In questo senso l’innovazione e l’internazionalizzazione sono fattori decisivi, che anche le microimprese devono essere messe in condizione di cogliere, perché il futuro dell’economia, italiana e non, passa da qui. I giovani, in particolare, possono e devono guardare all’artigianato come un lavoro in grado di coniugare creatività, tecnologia e globalizzazione, così come dimostra la loro sempre più crescente partecipazione in fiera. Perché l’artigianato può indicare a tutti, ragazzi e non, “una tradizione da cui ripartire” per modernizzarla e promuoverla nel mondo.

In fondo, parliamo del “nuovo artigiano”, ben descritto dal professor Stefano Micelli dell’Università Ca’ Foscari di Venezia nel suo libro “Futuro Artigiano”, quello che si innova e si internazionalizza, per creare un caso di successo, culturale ed economico. Ed è una figura alla quale molti ragazzi cominciano a guardare con interesse, visto che in avvio dell’ultimo anno scolastico il 53% dei nuovi iscritti alle superiori ha scelto la formazione professionale e tecnica. Ci confronteremo con i nostri artigiani per arrivare a breve ad una nuova proposta innovativa per rendere AF – L’Artigiano in Fiera una vetrina spalancata sul mondo. La sfida è proprio questa: la bellezza che conquista le persone, più della quantità e del profitto. Insomma, “la bellezza salverà il mondo”, come scriveva Fëdor Dostoevskij.