“Due amici non hanno vergogna di tacere insieme”. Questa frase, sentita durante il corso di Filosofia del diritto, quando ero matricola all’Università Cattolica di Milano, mi accompagna sempre nel vivere i rapporti di amicizia di cui il Signore mi fa dono. Innanzitutto l’amicizia nella mia vita si nutre di silenzio e quindi di memoria. Non di silenzi, perché in realtà sento spesso l’esigenza di riversare il mio cuore nelle conversazioni che ho con gli amici, ma di silenzio, come possibilità di uno sguardo nuovo su tutte le cose. Ricordo, degli anni della mia infanzia, la colonna sonora di un programma della TV dei ragazzi che ad un certo punto diceva: “chi trova un amico trova un tesoro”.
Poi scoprii che si trattava di una frase del Libro dei Proverbi della Bibbia. Fin da piccolo le amicizie hanno avuto una parte importante nella mia vita. Nell’incontro con Gioventù Studentesca quest’amicizia si è poi rivestita di un significato nuovo. Ci veniva detto che laddove due o tre si incontravano nel Suo nome, Gesù stesso era presente in mezzo a noi. Siamo stati dunque animati dal desiderio di verificare, di prendere sul serio questa scommessa.
L’amicizia in quegli anni era animata dal desiderio di comunicare agli altri quello che noi avevamo incontrato e che aveva reso felici le nostre esistenze. Penso che l’amicizia sia ciò che innanzitutto un sacerdote debba offrire a quelli che incontra. Desidero sempre, nell’imbattermi con coloro che il Signore mi dà la grazia di conoscere, comunicare che nella nostra vita è possibile l’esperienza di una compagnia che dura per sempre; che nell’esistenza è abolita ogni solitudine, vera piaga dei tempi moderni. Che la nostra amicizia può essere la forma di un evento nuovo e rinnovatore dentro il mondo.
Lo stesso Signore Gesù incontrandoci ci ha invitato ad un’amicizia e ad una condivisione con Lui. Negli anni di sacerdozio le amicizie che mi sono trovato a vivere si sono vieppiù caricate di un’intensità nuova, proveniente dalla percezione di un compito che deve innervare ogni rapporto. Questo compito è la missione di servire la Chiesa e quindi per me di costruire la Fraternità San Carlo.
Amicus Plato, sed magis amica Veritas. Certo, siamo amici, ma ancor più amica è la verità! C’è un qualcosa o Qualcuno che incombe sopra ogni nostro rapporto. La nostra amicizia non corre il rischio di rinchiudersi su di sé se insieme guardiamo ad un’altra cosa, se ci aiutiamo a seguire e ad obbedire a ciò che ci è accaduto.
“Ci vorrebbe un amico per poterti dimenticare”, dice una canzone dei nostri tempi. Non condivido quest’affermazione. L’amicizia è fatta per ricordare, per fare memoria, per guardare e ringraziare insieme. Mi auguro di avere sempre attorno a me amici che mi aiutino a stare di fronte alla realtà così come essa è.