Imu, un altro attacco al non profit

Ancora non è stato sciolto il nodo dell’esenzione Imu per le attività non profit. MAURIZIO LUPI e GABRIELE TOCCAFONDI ci spiegano come sta evolvendo la situazione

Quando lo scorso febbraio abbiamo segnalato alla Presidenza del Consiglio la nostra preoccupazione per il pagamento dell’ Imu da parte degli enti non commerciali, le parole del premier Mario Monti, in audizione al Senato, avevano rassicurato noi come tutto il terzo settore.

Nei mesi successivi, tuttavia, non sono seguiti provvedimenti che esplicitassero quell’ intenzione. Così, dovendo riscuotere la prima rata, ciascun comune ha assunto una propria e discrezionale posizione. E molti enti non commerciali hanno dovuto pagare. Per questo abbiamo continuato a lavorare con il Governo perché il regolamento attuativo facesse finalmente chiarezza spiegando che gli enti non commerciali, visto che la loro attività non è finalizzata al profitto e si svolge con modalità diverse da quelle tipiche del “mercato”, non sono tenuti al versamento dell’Imu.



Il Consiglio di Stato ha bocciato il regolamento per un vizio non irrilevante. Non vi era, infatti, una norma che consentisse questa esenzione. Questa è la ragione per la quale, all’interno del decreto sugli enti territoriali approvato ieri dalla Camera, il Governo ha deciso di inserire il tema dell’Imu per gli enti non commerciali.



L’emendamento, che assieme alla collega Mara Carfagna abbiamo presentato, aveva l’obiettivo di risolvere e sciogliere alcuni nodi che neppure il regolamento avrebbe potuto chiarire. Due le questioni più rilevanti. La prima riguarda il fatto che un decreto legislativo (il numero 446 del 1997) prevede che nel caso in cui all’interno di un immobile venga svolta un’attività da un soggetto (ancorché non profit) differente dal proprietario decada ogni esenzione. Si tratta di un caso tutt’altro che raro. Anzi, è sufficiente una minima conoscenza del settore per sapere che il caso in questione riguarda numerosissimi (per non dire la maggioranza) dei casi.



Un esempio: una fondazione Onlus che accoglie bambini svantaggiati, per svolgere le proprie attività, è probabile debba costituire una associazione sportiva dilettantistica per poterli iscrivere al locale campionato di calcio. L’associazione avrebbe in gestione la porzione dell’immobile adibita a palestra. La fondazione Onlus dovrà inoltre costituire un’organizzazione di volontariato per la gestione di alcune attività (ad esempio il doposcuola), che sono basate sul lavoro volontario. Ma il lavoro volontario non è previsto dalla disciplina delle onlus. A sua volta, questa associazione di volontariato avrebbe in gestione i locali doposcuola. Questi diversi soggetti presumibilmente avranno stipulato contratti di locazione o comodato con la fondazione Onlus. Secondo la normativa vigente, questo caso descrive la fattispecie indicata dalla norma e pertanto porterà alla perdita della esenzione Imu per la fondazione Onlus.

Vi è poi un altro elemento, altrettanto decisivo. Anche in questo caso vorremmo partire da un esempio. Una scuola paritaria svolge un’attività che ai sensi del nostro codice viene definita come commerciale. La retta attraverso la quale la scuola sostiene (parte dei) costi si configura come entrata commerciale. Dal momento che l’attività commerciale è preponderante (come è ovvio che sia in questo caso!) allora l’ente che gestisce la scuola viene configurato come ente commerciale. Ne consegue, sempre a normativa vigente, che sia escluso dall’esenzione Imu.

Queste sono alcune delle ragioni che hanno portato a presentare un emendamento al testo di stabilità, che consentisse di superare questi elementi di ottusità della norma. Tuttavia, come avviene sempre più spesso, è stato segnalato un avvio di procedura di sanzione europea sull’esenzione riservata ad alcuni soggetti. Questa è la ragione per la quale il Governo ha chiesto di tornare alla versione originale, manifestando forti preoccupazioni sul rischio di infrazione.

Com’è facile immaginare, il dialogo con il Governo in questi giorni è stato molto acceso. La cronaca dice che l’emendamento è stato abrogato, si è tornati al testo originale, che lascia in vigore le problematiche sollevate e che non consente di esentare dal pagamento dell’Imu la maggior parte dei soggetti non profit. Abbiamo però ottenuto dal Governo l’impegno a intervenire in sede di regolamento (che verrà riformulato) e successivamente attraverso apposite circolari per risolvere la questione e fare definitivamente chiarezza. L’obiettivo è quello infatti di rendere norma ciò che il Presidente del Consiglio ha dichiarato all’inizio dell’anno corrente e quindi consentire l’esenzione dal pagamento dell’Imu.

Non mancheremo, attraverso gli strumenti che ci sono dati, di sollecitare e di collaborare con l’esecutivo affinché questo impegno venga mantenuto.

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