A che cosa paragonare l’Immacolata Concezione di Maria, per arrivare a percepire, anche da lontano, il mistero che la rende unica fra tutte le donne e tutti gli uomini della terra? Maria, concepita senza il peccato originale. Lei, unica nata già nella condizione del nostro destino ultimo, quello di essere liberati dal male oscuro che ci trascina sempre verso il basso.
E poi, perché ci interessa? Spesso si pensa che per conoscere davvero qualcuno occorra condividerne ogni esperienza. Sembrerebbe, quindi, che per conoscere veramente la vita degli uomini occorra essere peccatore. Sappiamo bene che annaspiamo tutti i giorni nell’oscurità, nel dubbio, nel marcio, nell’infedeltà… A volte ci sembra che solo un altro peccatore ci possa comprendere.
Perché, allora, Maria ci capisce così bene? Perché è a lei che il nostro cuore si volge più volentieri? Perché le parole più spontanee che ci sorgono nella mente, nei momenti di difficoltà, sono quelle dell’Angelo: Ave Maria, piena di grazia… Ecco, «piena di grazia» significa: colei che è stata purificata in anticipo, che è concepita senza peccato, immacolata.
A che cosa paragonarla, dunque? Forse ad una montagna innevata, candida, dove l’aria rarefatta infonde una luce meravigliosa su tutte le cose. San Gregorio di Nissa, per spiegare il significato di «purità» – Beati i puri di Cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8) – ricorre anch’egli all’immagine della montagna. Dice che la «purità» di cui parla Gesù è talmente profonda che la contemplazione di essa fa venire le vertigini. Gregorio scrive: «Quanto accade a coloro che dalla vetta di un’alta montagna guardano in basso un mare profondo e insondabile, avviene anche alla mia mente, quando, dall’altezza della Parola del Signore guardo la profondità di certi concetti». Contemplare il mistero dell’Immacolata Concezione è come trovarsi a picco su una montagna spaccata dal mare e guardare giù nello strapiombo la profondità delle acque.
In questa vertigine, almeno una cosa è chiara. Proprio colei che sta sulla montagna, nella purezza dell’aria limpida, può vedere meglio le tenebre delle valli. Non ha bisogno di camminare nelle tenebre per conoscerle. Le comprende meglio proprio dall’altezza della cima. E non solo le comprende, ma le perdona, e brilla come la stella del mattino per indicarci il nostro vero destino, che non è vagare nelle nebbie delle valli, ma salire in vetta anche noi e vedere il Dio vivente.