Prima o poi dovremo affrontare le conseguenze delle nostre azioni o, come dice il detto, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. La settimana scorsa, l’immagine pubblica della Chiesa cattolica negli Stati Uniti era quella di un ovile invaso dalle pecore ritornate a casa. Penso ai frutti del tipo di educazione cattolica ricevuta dagli attuali leader cattolici, che sembra incapace di rispondere al confronto con il moderno secolarismo americano.
Si prenda in considerazione il dibattito sorto la settimana scorsa attorno ai commenti dell’ex senatore della Pennsylvania e attuale candidato cattolico nelle primarie del Partito Repubblicano, Rick Santorum, circa la affermazione del Presidente Obama di essere cristiano. In un’intervista televisiva di domenica scorsa, Santorum ha detto che non mette in discussione la fede di Obama e che crede che egli sia cristiano. Sembra però che ciò che lo turba sia il fatto che la politica del presidente non sia “basata sulla Bibbia”.
Mi chiedo come Santorum abbia capito la visione cattolica della relazione tra fede, Bibbia e politica, perché suona strano un simile commento da parte di un cattolico praticante. Per noi la Bibbia non è come il Corano. È la Parola di Dio, interpretata dal Magistero della Chiesa, che riflette e valida il riconoscimento da parte del popolo di Dio della presenza di Cristo come dell’Uno che è l’Incarnata origine, scopo e destino della creazione. Mi sembra che, secondo Santorum, invece di farsi guidare dalla Bibbia nelle sue azioni politiche, Obama l’abbia sostituita con una “falsa teologia”, non riconosciuta dalla maggioranza degli americani. Questa teologia fasulla si manifesta, afferma Santorum, nella visione del mondo che ha Obama, nel suo modo di affrontare i nostri problemi, diverso da come la maggioranza degli americani vede i problemi interni e internazionali e da come cerca di risolverli.
Santorum ha correttamente individuato che un cambiamento sta avvenendo nella vita americana, ma gli manca l’educazione cattolica per arrivare a identificarlo. Molti altri protagonisti cattolici nel governo, nella politica, nel mondo degli affari e nei media dimostrano la stessa mancanza. E ciò vale anche per il Presidente Obama. Basti pensare quanto potrebbe contribuire a un dialogo su, per esempio, il cristianesimo e l’attuale posizione americana circa la libertà, la coscienza o la libertà di religione.
Penso che Obama sia l’uomo nuovo creato dal moderno secolarismo americano, un tipo di nichilismo che non butta via la Bibbia, ma accoglie varie sue interpretazioni, come di altri “libri sacri”, per arricchire il panorama culturale con una diversità che serva come bastione contro pretese assolutiste. In effetti, questa è la posizione di molti cattolici nei circoli intellettuali attorno a Obama, che non conoscono altra via se non la separazione della fede dalla vita pubblica, abbandonando la prima all’ambito dell’opinione soggettiva o del fondamentalismo moralistico, e la seconda alla dittatura del relativismo.
Obama ha frequentato da bambino anche scuole cattoliche, ma era troppo presto per studiare la Dottrina sociale della Chiesa, che, comunque, non era parte integrante del programma della scuola cattolica. Magari, ora Santorum e Obama possono incontrarsi nell’ovile.