Da anni ormai si protraggono violenze di ogni tipo sui profughi eritrei che partono a migliaia attraverso il Sinai per cercare una speranza presso paesi come Israele. Scappano dal regime oppressivo e violento di Isayas Afeworki, una delle dittature più rigide presenti nel continente nero. Purtroppo questi veri e propri viaggi della speranza non sono resi difficoltosi soltanto dalla mancanza di cibo e acqua.

Il Sinai è ormai da anni una terra di nessuno dominata da bande di beduini che rapiscono, vendono, violentano, uccidono e trafficano gli organi dei profughi eritrei. Nessuno dei governi degli stati interessati ha ancora fatto nulla di concreto per fermare questo sterminio. Addirittura nelle carceri egiziane sono detenuti centinaia di eritrei, sistematicamente torturati dalle guardie carcerarie.

Lo scorso dicembre un gruppo di persone è stato rapito da trafficanti di uomini di Rashaida e rivenduto a una gang appartenente alla tribù Ramailat. Tra loro un gruppo di 27 persone di nazionalità eritrea, tra cui quattro ragazze e una donna con un bambino di pochi anni, sono stati condotti a Rafah. Il gruppo ha subito violenze terribili, in particolar modo le donne. Una ragazza incinta ha subito un aborto in seguito alle violenze. Alcuni di loro sono stati uccisi e i loro cadaveri abbandonati nel deserto.

Uno di questi profughi, il 25enne Solomon W., la settimana scorsa è riuscito a fuggire dalla prigione nella quale si trovava e si è rifugiato in una moschea gestita da un gruppo di salafiti che non vuole per il momento consegnarlo agli aguzzini. Sull’uomo c’è una taglia di 50 mila dollari. Lo ha riportato nei giorni scorsi Avvenire, che ha il merito, nonostante l’improvvido anatema di Celentano, di essere l’unico quotidiano che ha alzato la voce e fatto un’inchiesta su questa barbarie.

Ieri ho presentato un’interrogazione urgente all’Alto Rappresentante dell’Ue per la politica estera Catherine Ashton oltre ad una lettera indirizzata al responsabile del Servizio di Azione Esterna dell’Unione europea in Egitto.

“L’Alto Rappresentante è al corrente della vicenda, e ci sarà un’azione immediata da parte della Commissione davanti a questo grave ed ennesimo episodio di violenza contro i profughi eritrei?”. Inoltre ho chiesto loro di agire immediatamente e di non continuare a chiudere gli occhi lasciando agire trafficanti di uomini, aguzzini senza scrupoli e commercianti di organi umani.

L’Unione europea dica con chiarezza se la vita dei profughi eritrei vale meno di altre. Serve un coordinamento che passi attraverso l’Unione africana, in quanto partner dell’Ue esplicitamente impegnato a favore dei valori universali della democrazia e dei diritti umani, per intensificare la sua attività in relazione alla deplorevole situazione esistente nell’area. Di fronte a quello che accade nel Sinai c’è da chiedersi che senso abbiano avuto le rivoluzioni della primavera araba. Che senso ha l’Unione europea, che è stata una delle istituzioni internazionali in prima linea nell’appoggiare le manifestazioni popolari? Se nessuno fa nulla per liberare Solomon che senso hanno i proclami sul nostro modello di democrazia?