E il 5xmille?

Come sottolineato da Napolitano, la sussidiarietà è lo strumento principale per lo sviluppo. Per questo è importante che si stabilizzi a pieno titolo il 5x1000, afferma MAURIZIO LUPI

Il 5×1000 non è un “tema nuovo” e rispetto all’attualità politica  ha sicuramente perso il suo appeal.
Ciò nonostante credo che il valore paradigmatico di questa norma vada salvaguardato, oggi più che mai. Stiamo percorrendo le ultime tappe di un anno segnato dalle celebrazione per i “150 anni dell’Unità d’Italia“. E nella memoria porto ancora ben impresse le parole di apprezzamento riservate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla mostra “150 anni di sussidiarietà” realizzata in occasione del Meeting di Rimini del 2011. Parole che hanno dimostrato in maniera chiara come la sussidiarietà non sia una materia per appassionati, un pallino di qualcuno, ma lo strumento principale che ha consentito e che può consentire lo sviluppo economico, sociale e politico del nostro Paese.
Cosa c’entra il 5×1000 con tutto questo? Moltissimo. Si tratta infatti dell’unico strumento, inserito nella nostra legislatura nazionale, autenticamente sussidiario. Gli “ingredienti” ci sono tutti: pluralità di soggetti, libertà di scelta, responsabilità del cittadino, riconoscimento e valorizzazione della libera iniziativa del singolo gruppo. Non solo, ma da quando nel 2006 il 5×1000 ha fatto il suo ingresso sulla scena legislativa e fiscale italiana, si è confermato, ogni anno, come un successo senza precedenti.
Dall’inizio di questa legislatura sono impegnato, assieme agli amici e colleghi dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, perché il 5×1000 sia stabilizzato ed entri a pieno titolo tra gli “istituti” previsti dalla nostra normativa (e non soggetto alle discussioni – più o meno lucide – legate alle finanziarie).
La strada legislativa si è dimostrata piuttosto impervia (la proposta presentata al Senato è ferma in commissione Finanze da oltre un anno per problemi di copertura). Ciò nonostante, proprio in questi giorni, per mano del senatore Latronico, è stato presentato un emendamento al decreto fiscale che consenta la stabilizzazione. Ci auguriamo che sia la volta buona anche per dimostrare alla società che la politica non è in letargo.
Vorrei comunque sgomberare il campo da un potenziale dubbio, che al lettore attento potrebbe sorgere.

Per ovviare alle ristrettezze della ragioneria, abbiamo introdotto un tetto, superato il quale verrebbe diminuita la percentuale (dal 5 al 4,9 per mille). Si tratta, in realtà, di un tetto virtuale. Lo storico di raccolta del 5×1000 si è infatti attestato in questi anni a circa 420 milioni di Euro.
L’emendamento presentato prevede che il tetto sia fissato in 450, garantendo nei fatti che non si debba mai verificare la necessità di modificare la percentuale e mantenere il 5×1000 di nome e di fatto.

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