L’attacco dei burocrati

La vera casta degli intoccabili non sono solo i politici, accusa GRAZIANO TARANTINI, contro cui si scatena l’odio del popolo, ma tanti parassiti dello Stato, ipergarantiti e fuori controllo

Oggi dire peste e corna dei politici è diventato uno sport nazionale. Senz’altro hanno dato una grossa mano perché fosse così, imputare però a loro la responsabilità di tutti i mali ha un sapore strumentale. Ma è davvero questa la casta degli intoccabili, per usare un termine che ha fatto la fortuna di tante ricostruzioni giornalistiche? Non ne sono per nulla convinto. Penso piuttosto che la vera casta, quella più corposa, stia nel mezzo della scala sociale, non certo fra gli operai condannati a essere sempre più poveri o fra chi sta ai vertici con il peso di reali responsabilità spesso costretto a subire ogni forma di insolenza moralistica.
I veri parassiti sono gli ipergarantiti che guadagnano tanto sfuggendo a ogni tipo di controllo, soprattutto sociale. E sono anche i primi a puntare il dito e a scaricare le colpe: gli amministratori eletti passano mentre loro rimangono sempre lì consolidando il proprio potere. Penso a tanti burocrati dello Stato e del parastato, a funzionari di organizzazioni che vivono di prebende pubbliche e infine a certi commentatori che farebbero bene ad autodichiarare i loro redditi visto che giustamente fanno le pulci a tutti.
La situazione attuale è lo specchio di una più profonda crisi morale che ha colpito l’intera Europa e che tocca la nostra stessa statura umana. La crisi economica che tanto ci preoccupa non ne è la causa ma ne è una conseguenza. Anche per questo sembra così difficile trovare la strada per uscirne come se nulla potessimo davanti al volgere degli eventi. Ci si ritrova senza più punti di riferimento, impotenti di fronte al venir meno delle sicurezze su cui illusoriamente si faceva affidamento. Trincerati dietro le apparenze a cui ci appigliamo viviamo in un mondo virtuale, che non è solo quello di Facebook, dove tutti recitano la propria parte trascinati da una sorta di impotenza nel pensare qualcosa di diverso che vada oltre i lamenti, le recriminazioni e le indignazioni. E non è certo d’aiuto il sistema dei media quando diventa ossessivamente autoreferenziale, disinteressato alla conoscenza di come stanno veramente le cose e piegato ai disegni di potere dei soliti noti. Di soggetti che non hanno mai rischiato nulla di proprio.
Basta leggere tante cronache dove si usa la tecnica di raccontare tante piccole verità in funzione di grandi menzogne o di ripetere grandi falsità fino a renderle verosimili. 

Ogni giorno viene individuato il colpevole di turno per distogliere l’attenzione da tutto ciò che possa mettere in discussione il mantenimento dello statu quo e spingere, di fronte alle difficoltà del tempo presente, a riattivare il desiderio di costruire qualcosa di positivo per sé e per gli altri. Che comporta ingegno, conoscenza, creatività, forza di aggregazione. Rischiamo di rassegnarci a vivere in un mondo iper burocratico, a democrazia limitata, dove chi ha il peccato originale di non essere allineato al mainstream è considerato un soggetto potenzialmente di ostacolo.
Torna d’attualità una celebre frase del premio Nobel Czeslaw Milosz: «Si è riusciti a far credere all’uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle: chi ama la res publica avrà la mano mozzata». La vera vittoria di Monti ci sarà se oltre a gestire l’emergenza, riuscirà a innescare un processo che restituisca a tutti la voglia di rimettersi in gioco nella consapevolezza che i nostri problemi dobbiamo risolverceli in casa con un occhio di attenzione al futuro delle nuove generazioni. E ciò non potrà che avvenire anche attraverso una classe politica  rinnovata soprattutto nello spirito.

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