La tazzina sul tavolo

Che cosa salva, in fondo, la vita di un uomo e di una donna che insieme formano una famiglia? NICOLA RUISI racconta la sua personale esperienza di sacerdote

In tredici anni di sacerdozio, ho sperimentato molti metodi per la preparazione delle coppie al matrimonio. All’inizio mi soffermavo sulle questioni dottrinali: indissolubilità, fecondità, fedeltà, unità. Col tempo mi sono accorto che esse dovevano fondersi nell’esperienza. La dottrina non è sufficiente. Oggi cerco di aiutare le coppie innanzitutto a concepire la propria casa come un luogo salvato

Cos’è un luogo salvato? È un luogo in cui la comunione è già in atto. Non è innanzitutto un luogo di scambio sentimentale, ma è un luogo che genera la nostra vita. Un luogo da cui ripartire sempre. Invito i fidanzati a compiere un lavoro per riconoscere e approfondire la comunione che già vivono tra di loro. È essenziale che concepiscano il rapporto di coppia come punto di generazione della vita, punto iniziale di apertura, di accoglienza e non di rifugio.

C’è una frase dell’abate Mauro Lepori che per me è decisiva: “La vocazione fondamentale del cristiano in qualsiasi stato di vita si trovi è quella di conoscere Gesù Cristo, di amarlo sempre di più”. Condividere il loro cammino di preparazione significa approfondire la mia vocazione. Per questo, ogni volta che parlo loro della vita matrimoniale, non posso non far riferimento alla mia vita nella Fraternità a cui appartengo, nella casa con cui abito con i miei confratelli. 

Partendo da un’esperienza di vita comune, tutto si capisce più facilmente: la tazzina del caffè abbandonata sul tavolo la mattina, piuttosto che la lavastoviglie da svuotare; fino alla preghiera comune, che mi mette di fronte in ogni istante la ragione per cui vivo con queste persone. 

Senza la preghiera quotidiana e i sacramenti, difficilmente guarderei con misericordia il disordine in casa, le mancanze dei miei fratelli. Tutte le fatiche assumerebbero un peso infinito. Perciò ricordo sempre alle coppie che non possono imparare a perdonarsi vicendevolmente le piccole e le grandi cose se non imparano a confessarsi; cioè a riconoscere la misericordia di Cristo nei loro confronti. 

Negli anni ho capito che le coppie vanno in crisi perché mettono da parte Cristo. Poi ci sono motivi incidentali, ma questo è il fatto decisivo, e proprio esso mi ha portato a reimpostare la preparazione matrimoniale, incentrandola sul conoscere e sull’amare Cristo. Quando incontro una coppia che si vuole separare, non devo cercare di convincerli. Devo semplicemente metterli di fronte a Lui. 

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