Negli ultimi giorni, in Spagna, sono tornati i “sequestri” in favore del popolo, attraverso gli “espropri alimentari”. Come succedeva negli anni ’30 del secolo scorso, quando si chiedeva a gran voce una riforma agraria che socializzasse i grandi latifondi. Come nell’epoca in cui l’anarchismo era una delle maggiori forze sociali. È successo nel comune di Marinaleda (Siviglia), in un’Andalusia dove la disoccupazione sfiora il 34%. Il sindaco, Ignacio Sanchéz Gordillo, uno storico dirigente comunista che sembra uscito dai libri di storia, divenne famoso oltre 30 anni fa “occupando” le tenute dei ricchi, rivendicando la giustizia sociale. E in questi giorni è tornato sulle prime pagine dei giornali per essersi appropriato di beni alimentari in diversi supermercati e per aver nuovamente occupato terreni, questa volta dell’Esercito.

Andalusia e Canarie sono le due regioni spagnole più colpite dalla crisi. In molti comuni la maggioranza delle famiglie, dato che nessun componente lavora, sopravvive con il sussidio di disoccupazione, qualche pensione e con tutto ciò, poco o tanto che sia, che arriva dall’economia sommersa. La situazione del Sud del Paese sta certamente peggiorando. Tutti, intanto, attendono che agli inizi di settembre Germania e Banca centrale europea autorizzino l’acquisto dei titoli dei paesi in difficoltà attraverso il Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Una misura che, senza dubbio, dovrebbe far scendere lo spread e ridurre i costi di finanziamento. Ma questo non avverrà senza che venga fatto qualcosa in cambio.

Nei fatti, a settembre, ci sarà un secondo salvataggio parziale della Spagna, come quello che ha appena coinvolto il sistema bancario. E in cambio dell’acquisto del debito saranno richiesti nuovi tagli. Per questo la Germania vuole che la Spagna chieda formalmente l’aiuto dell’Esm: per farle prendere nuovi impegni sulla riduzione del deficit. E che cosa resta da tagliare? Le prossime misure che il governo adotterà saranno una riduzione dei sussidi di disoccupazione e un abbassamento reale delle pensioni: un colpo molto duro per il Sud del Paese. L’esproprio alimentare a Marinaleda è dunque una manifestazione giusta dei “poveri oppressi”?

La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre affermato che la proprietà non è un diritto assoluto e che è sottomessa a fini superiori. Ma nel caso dell’Andalusia non siamo di fronte a una situazione di necessità reale, bensì di ideologia. In realtà, come sanno tutti, chi sta dando da mangiare a chi non ne ha non sono certo i protagonisti delle rivolte di nostalgia rivoluzionaria, ma fondamentalmente la carità in atto di opere come la Caritas o altre di più recente costituzione, tra le quali c’è il Banco alimentare. Queste opere non fanno propaganda, ma rispondono con realismo ai bisogni dei poveri.

L’incombere del secondo salvataggio parziale dell’economia spagnola fa emergere con chiarezza la differenza tra chi risponde alla nuova situazione iniziando dai bisogni e chi lo fa a partire dall’ideologia. Diversamente da quanto successo nel vicino Portogallo o in Irlanda, gli ultimi sondaggi dimostrano che gli spagnoli non si sono ancora resi conto che il mondo, in parte fittizio, nel quale hanno vissuto durante gli ultimi 20 anni è finito. A causa di molteplici pregiudizi ideologici, infatti, è faticoso accettare che saranno più poveri e che dovranno cambiare molte cose.

Gli espropri di Marinaleda, lungi dall’essere un semplice aneddoto rivoluzionario, danneggiano l’immagine del Paese in un periodo molto delicato. È il realismo in questo caso a essere più vicino alla speranza.