Negli ultimi giorni, Romney sta spostando la sua campagna elettorale sul piano della religione, con la speranza di aumentare così le probabilità a suo favore nei sondaggi. Non è però detto che si tratti di una strategia di successo, non essendo chiaro quanto il fattore religioso possa realmente influenzare il voto nelle presidenziali. Qui sotto alcune delle opinioni in proposito, come riportate dalla rassegna di The Week.
In mancanza di momenti forti nella sua Convention Repubblicana e di fronte alla serie recente di opinionisti che danno al presidente Obama “probabilità maggiori di vincere la rielezione”, sabato scorso Romney ha tenuto un comizio in un vecchio hangar in Virginia, con a fianco sul palco il telepredicatore Pat Robertson, in cui ha giocato la carta Dio. Dopo aver guidato il Pledge of Allegiance (il giuramento di fedeltà che gli americani fanno al loro paese, ndr), Romney ha ricordato la lotta del Partito Democratico per reinserire “Dio” nella loro piattaforma e ha suggerito che Obama avrebbe voluto cancellare le parole In God We Trust dalle monete statunitensi. “Il giuramento dice ‘sotto Dio’. Non cancellerò Dio dalla nostra piattaforma. Non cancellerò Dio dalle nostre monete. E non cancellerò Dio dal mio cuore”. Il team di Obama ha definito questo attacco disperato, assurdo e che crea divisioni, e la portavoce Jennifer Psaki ha contrattaccato dicendo che Obama “crede che Dio dovrebbe essere cancellato dalla moneta quanto crede che gli alieni attaccheranno la Florida”.
Quindi, “quello che afferma di non voler parlare di niente tranne che di economia sta mettendo in primo piano la questione di Dio”, dice Steve M. a No More Mister Nice Blog. Se questo nuovo attacco non cambierà i sondaggi in un paio di settimane, Romney lo lascerà cadere, ma se questa sciocchezza sulle monete – raccolta da una catena di email della destra che si riferiva a un progetto del 2005, poi abbandonato, di ridisegnare le monete – alla fine dovesse funzionare, “l’intera campagna” di Romney si concentrerà sulla omissione di Dio da parte dei Democratici nella loro piattaforma.
C’è chi pensa che la questione di Dio sia un buon argomento per Romney. “Il laicismo ossessivo del Partito Democratico” offre a Romney una buona opportunità per i suoi discorsi che coinvolgono Dio, dice Tim Stanley del britannico The Telegraph. L’America, in fondo, è caratterialmente conservatrice e fondamentalmente religiosa: “Secondo Gallup, il 92% degli americani ripongono la loro fiducia nell’Onnipotente e circa il 43% frequenta regolarmente un luogo di culto”. Obama è particolarmente vulnerabile a questa linea di attacco anche all’interno del suo stesso partito, visto che soltanto un terzo degli americani lo identifica correttamente come un cristiano. Il 17% degli americani infatti, lo ritiene un musulmano – il che non è solo sbagliato, ma denota anche malafede, dato che anche i musulmani credono in Dio, dice Sally Quinn del The Washington Post.
C’è invece chi pensa che Romney dovrebbe fare attenzione nell’usare la “carta Dio.” I moderati di entrambi i partiti tendono abitualmente a evitare “di giocare in modo evidente la carta religione”, perché sa spesso di smaccata ricerca del consenso, ma “d’altra parte, lasciar Dio fuori dalla conversazione è a proprio rischio e pericolo”. Così, per Obama, “è stato politicamente ovvio riprendere il vecchio linguaggio di Dio”, ma è moralmente sbagliato da entrambe le parti “cacciare Dio giù per la gola” di quel 15 percento di non credenti.
Questo dibattito, ripreso come detto da The Week, mi ha fatto pensare all’intuizione profonda di Don Giussani sui cinque “senza” che ci hanno portato al dilemma attuale circa la fede e la politica. Questi “senza” sono: Dio senza Cristo, Cristo senza la Chiesa, la Chiesa senza il mondo, il mondo senza l’Io e l’Io senza Dio. Credo che l’unico modo per affrontare questo laicismo (l’ultimo “senza”) sia riparare il danno fatto alla missione della Chiesa da tutti questi “senza”.