Il rinnovamento senza elezioni

Spagna e Italia stanno vivendo una fase politica particolare, in cui sarebbe necessario un rinnovamento, che non può pero arrivare attraverso l’antipolitica

In Spagna, dopo circa un anno dalla nascita del Governo Rajoy, non si parla più di un rinnovamento necessario della politica. In Italia, a meno di un mese dalle elezioni, quando il Paese sta per affrontare un voto che può mettere fine a un periodo storico, accade la stessa cosa. Si parla solo di corruzione.

Secondo i rapporti di Transparency International, Spagna e Italia costituiscono la “grande eccezione del Sud”. Sono i due paesi che, oltre a pagare un alto rendimento sui titoli del proprio debito pubblico, hanno uno spread elevato a causa della mancanza di trasparenza politica. Sono i due paesi europei che, secondo i cittadini, presentano più corruzione, escludendo la Grecia, che è un caso a parte.

Ci sarebbe da fare un esame critico sulla classifica di Transparency International, perché la corruzione percepita e quella reale non per forza coincidono. Ammettiamo in ogni caso che sia veritiera. Questo non significa in ogni caso che si può accettare tutto quello che si predica in nome del rinnovamento politico. Alcuni discorsi sulla moralizzazione fomentano una disaffezione irresponsabile verso la vita democratica e alimentano istinti contro i partiti e le istituzioni.

La perdita di prestigio, alimentata dall’individualismo, raggiunge ogni espressione della vita comune. Questo spiega perché un giudice italiano ha recentemente considerato l’appartenenza a un movimento religioso come un indizio di reato. Ci sono direttori di giornali e opinionisti che sembrano approfittare della situazione per alimentare un fuoco in cui possono bruciare anche delle cose buone. Per questo bisogna ricordare che in una democrazia la legittimità viene dalle urne e non dai pulpiti dei “puri”.

Italia e Spagna sono alla fine di un ciclo. Qualcuno ha fatto notare che l’Italia sta vivendo ora le conseguenze della caduta del muro di Berlino, dopo che si sono esaurite certe formule di destra che pretendevano di essere eredi, in una maniera tutta loro, della vecchia Democrazia Cristina. In Spagna la crisi, che ha cominciato il suo sesto anno, le dure riforme, l’orribile eredità lasciata da Zapatero, la pessima capacità comunicativa di Rajoy e altri fattori hanno provocato una profonda sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti delle due principali formazioni politiche che sono state protagoniste di 35 anni di democrazia.

In cosa consiste un’autentica rigenerazione politica in questo contesto? In Spagna il sistema dei partiti politici, a differenza di quel che avviene in Italia, è molto recente. Sia il Pp che il Psoe sono nati quasi dal nulla. Il Partito comunista, che è l’unico che aveva una base popolare durante il franchismo, è praticamente scomparso. Il Psoe, nonostante rivendichi una sua tradizione, è il frutto di un disegno dell’Amministrazione Usa, della socialdemocrazia europea e di un settore ecclesiastico. Nella Costituzione del 1978 è previsto un sistema elettorale che favorisce il bipartitismo e una formula ermetica per formare le liste elettorali. Gli elettori non hanno possibilità di influire nella vita dei partiti, a differenza di quel che avviene in Germania. A queste formazioni politiche, create dall’alto, sono state dati ampi poteri sulla vita sociale ed economica. È stata creata un’autentica partitocrazia. Quel che è successo in Spagna con le casse di risparmio né un’ottima prova.

È questa partitocrazia che è all’origine, in larga misura, dei casi di corruzione che in questo momento fanno notizia. Solamente in un partito ermetico il tesoriere può raccogliere 22 milioni su un conto svizzero senza che la base popolare lo sappia o possa impedirlo. Solamente in un partito chiuso il direttore di un think tank può ottenere lauti guadagni attraverso una collaborazione fittizia. Ma il rinnovamento non consiste nel passare dalla partitocrazia a un’antipolitica che consegni il potere a magistrati e giornalisti giacobini. L’Italia ha vissuto durante la Prima repubblica un’esperienza di partiti che, nonostante i molti limiti, avevano una base popolare. Il che, per inciso, non ha nulla a che fare con il populismo. Durante la transizione verso la democrazia, gli spagnoli si sentivano identificati con i loro partiti.

Non si può tornare indietro nella storia, ma è chiaro che la via per la rigenerazione è una maggiore comunicazione tra la società civile e la politica. E ciò non si ottiene con le buone intenzioni. Richiede misure concrete come la riforma del sistema elettorale. In Spagna è difficile adottare le liste aperte, ma ci vorrebbe una formula come quella tedesca che permette agli elettori di scegliere i candidati. Esistono già degli studi sulla possibilità di questa modifica.

L’antipolitica non rigenera, ma alimenta l’irresponsabilità. Il rinnovamento, al contrario, richiede più responsabilità, più critica dei cittadini, più strutturazione della vita sociale, più impegno, meno disgusto. Il rinnovamento si ottiene con più politica, quella buona, quella che nasce dal basso.

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