Nel mio ultimo editoriale, tra gli altri eventi di cui si è discusso sui media dopo la fine dello shutdown, ho anche accennato alla prossima campagna per la elezione del governatore dello stato del New Jersey. Tra i tanti non del tutto significativi, questo è invece da considerare non marginale, perché le tattiche utilizzate durante questa campagna e i suoi risultati possono dare preziose indicazioni anche per le elezioni presidenziali del novembre 2016.

Come ho già detto nel precedente articolo, il candidato Repubblicano è il governatore uscente, Chris Christie, un personaggio decisamente interessante. Il suo avversario è una donna, Barbara Buono, che siede attualmente nel Senato del New Jersey e che si presenta come una perfetta progressista.

La senatrice Democratica ha messo in circolazione uno spot televisivo in cui afferma di essere l’unica a correre per la carica di governatore, in quanto Christie, in realtà, sta correndo per la Casa Bianca. Il che è sostanzialmente vero ed è una delle ragioni che rendono il governatore uscente un personaggio di interesse nazionale e non solo.

Nonostante la sua appartenenza al Partito Repubblicano, Chris Christie è molto benvoluto dalle minoranze, compresi gli ispanici, che vivono nello stato. Vale la pena di considerare alcune cifre: nelle presidenziali del 2012, Mitt Romney prese solo il 17% tra gli elettori non bianchi e dal Comitato nazionale Repubblicano si fa presente che, se questo andamento fosse confermato, i Repubblicani non riuscirebbero più a conquistare la presidenza degli Stati Uniti, anzi, potrebbero anche perdere la Camera dei Rappresentanti, checché vociferi il Tea Party.

Tuttavia, almeno fino a questo momento, non vi sono indicazioni che facciano pensare che i leader Repubblicani abbiano preso coscienza di questi rischi e della serietà della situazione. Nelle zone che potrebbero essere interessate dalla riforma delle politiche sull’immigrazione e sulla registrazione degli elettori, due argomenti che stanno molto a cuore per esempio agli ispanici, i Repubblicani non paiono curarsi molto della questione. Di fronte alle minacce del Tea Party, sembrano molto più preoccupati della purezza ideologica che di raggiungere dei compromessi politici.

Al contrario, Christie è stato capace di costruire un ponte con le minoranze, anche durante questa campagna, cosa non indifferente se si pensa che il 57% degli elettori nel New Jersey è costituito da non bianchi. Come ci è riuscito?

Prima di tutto la sua personalità: il governatore è simpatico, divertente e grasso. Quest’ultima caratteristica attira i molti elettori che amano il buon cibo, e la birra, così come molti approvano il suo linguaggio diretto e popolare, soprattutto quando usato contro persone ritenute maligne o stupide. Ma Christie non è solo divertente.

Come accennato, è riuscito a esprimere una preoccupazione concreta per i bisognosi e ha instaurato buoni rapporti con gli ispanici e gli afroamericani, non solo a livello personale, ma con le loro comunità. Inoltre, porta a termine le sue iniziative, anche senza curarsi delle possibili conseguenze politiche, e non ha timore a chiedere la collaborazione dei Democratici.

Un esempio di questo atteggiamento è stato il suo comportamento in occasione della visita di Obama, un anno fa, per constatare i gravi danni causati dall’uragano Sandy. Nessuna meraviglia, quindi, se il sindaco Democratico di Union City, una città che si distingue dal resto dello stato, ha affermato che Chris Christie è il miglior governatore che il New Jersey abbia mai avuto.

Fosse sempre così, magari anche nella vostra Italia….