Lunedì 18 novembre, a dieci giorni dalla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, una bomba d’acqua e le conseguenti esondazioni sul territorio cancellano la gran parte di Olbia e producono vittime e gravissimi danni ad altre località del nord della Sardegna. Bastiano come gli altri volontari della Colletta si guardano negli occhi e inevitabilmente decidono di tramutare i loro sforzi di idee e di braccia a sostegno della Colletta nei 10 supermercati della zona in una risposta immediata ai concittadini e amici colpiti dalla catastrofe: con rimpianto, la festosa proposta del “fare la spesa per chi è più povero” del 30 novembre diventa una lontana e ridottissima possibilità, appannaggio delle sole zone risparmiate dalle morti e dai danni. Giovani e meno giovani aiutano i colpiti dall’alluvione: Daniele, sua moglie e i tre figli piccoli hanno la casa allagata e hanno perso l’auto, ancora oggi sono ospiti di parenti. La casa della famiglia di Giulia é devastata da 80 centimetri di fango che ha sommerso il pianoterra, Annamaria non sa se mai riuscirà a riaprire il suo asilo nido, distrutto dall’acqua, gli stessi danni subiti da Dario che non sa se, e quando, potrà decentemente rientrare in casa. Bene, tutti loro, nome per nome, soccorritori e danneggiati, in poche ore, hanno deciso che la Colletta va fatta ugualmente, non solo per i poveri ma per se stessi. E faranno i volontari a dispetto della loro personale emergenza. Saranno anche presenti nel Supermercato dei signori Uggias/Sechi in via Vittorio Veneto i quali hanno deciso che, nonostante i gravi danni subiti, sabato saranno aperti per permettere che la Colletta accada anche qui. È una follia o anche solo un gesto di irresponsabilità di fronte alla dura realtà dell’alluvione? Le migliaia di ore e le tonnellate raccolte ci dicono che chi fa il volontario e chi dona fa innanzitutto un gesto di realismo, quello di ripartire subito nella propria vita da un fatto preciso, da un gesto di dono, di solidarietà e di richiamo educativo. È lo stesso moto del cuore e della ragione che altri hanno vissuto per soccorrermi nella mia casa allagata e che io, qualunque sia la mia condizione personale, riconosco essere prioritario nella mia vita, pur colpita gravemente. La proposta della Colletta Alimentare innanzitutto come proposta e metodo per riscoprire se stessi, la compagnia degli amici, la gioia di fare bene il bene, di sentirsi protagonisti. Papa Francesco, tra i tanti richiami e gesti di carità, certamente potrebbe essere insieme a noi a fare la Colletta, che è un gesto cristiano e proprio per questo profondamente umano, fatto per l’uomo. Quando scopro che io stesso sono dono e imparo a donare, tutto il resto viene dopo e viene anche meglio.
Per questo la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare si ripresenta oggi, dopo diciassette anni, come esplosione di vitalità da parte dei 135.000 volontari brulicanti intorno agli 11.000 supermercati per incoraggiare i consumatori, con la crisi sempre più evidente, a fare una spesa in più e poi corrono a scaricare camioncini, si impegnano a spiegare, ancora spiegare e talvolta a chiarire a chi chiede o dialettizza. E per questo il ritorno a casa non lascia nessuno, donatore e volontario, come prima. Da ultimo la Colletta Alimentare è un gesto di realismo, quindi quest’anno la realtà della povertà crescente ci chiede di più, di fare anche un grande risultato quantitativo, perché più grande è il bisogno. L’augurio ai partecipanti alla Colletta non è “buona colletta” ma forse, più sinceramente “buon ritorno a casa, con la Colletta”, perché qualche cosa non sia più come prima.