Quanto volte abbiamo sentito e letto il passo culminante del Racconto dell’Anticristo di Solov’ev, dove a nome dei cristiani lo starec Ioann respinge ogni tentazione di potere e riafferma che la fede poggia unicamente sulla persona di Cristo, il Dio che si è fatto carne per condividere la nostra umanità e deificarla… E nessuno, certo, si sognerebbe di negare questa posizione.
Ma cosa succederebbe se oggi un qualche potente della terra, dopo anni in cui noi cristiani ci sentiamo marginalizzati, estromessi dalle istituzioni e aggrediti dalla cultura dominante, si facesse paladino dei «valori tradizionali» cristiani, criticando l’amoralità dilagante nel mondo e offrendo addirittura il braccio secolare per far rispettare le «norme morali ed etiche» che buona parte delle società odierne stanno rivedendo e riscrivendo, esigendo che «venga riconosciuta l’equivalenza delle diverse opinioni e idee politiche», e addirittura «l’equivalenza del bene e del male»? Succederebbe anche oggi quello che Solov’ev descrive nel suo racconto: che la maggioranza dei cristiani, entusiasmati dalla possibilità di rialzare la testa, di veder trionfare il bene, di riprendere una posizione dominante nella società, si schiererebbe dalla sua parte vedendo in questo la soluzione dei problemi dell’umanità?
Non sto parlando della fine dei tempi, sto citando il discorso tenuto dal presidente Putin alla nazione giovedì scorso, in occasione del 20° anniversario della Costituzione della Federazione Russa; e sto parlando della reazione di alcuni amici che, dall’Italia, mi hanno scritto per esprimere stupore, consenso e un malcelato senso di soddisfazione a questa «dichiarazione di pubblica moralità», in contrapposizione al «marcio» Occidente.
È vero, in controtendenza a quanto sta avvenendo in gran parte del mondo, Putin propugna politiche in difesa dei minori e della famiglia tradizionale, legifera per impedire la propaganda dell’aborto e dell’omosessualità, vieta categoricamente ogni gay parade.
Come leader politico, può avere molte valide ragioni per scegliere questa linea: innanzitutto, da tempo lo Stato russo è alla ricerca di un’idea che colmi il vuoto lasciato dall’ideologia sovietica e gli permetta di riguadagnare autorevolezza all’interno del paese. Un paese dove l’aborto è stato per decenni il più diffuso mezzo di contraccezione, dove la famiglia è allo sfascio e a tutt’oggi esiste un numero elevatissimo di minori abbandonati. Inoltre, serviva un contraltare agli ideali di democrazia sventolati dallo «zio Sam», e che per la verità stanno sempre più mostrando la corda: questo contraltare Putin sembra averlo trovato in un’idea di conservatorismo morale, per la quale spende addirittura una citazione del filosofo religioso Nikolaj Berdjaev.
Qui in Russia le dichiarazioni del presidente non hanno suscitato particolari consensi: per molti, purtroppo, questi valori contano poco, esattamente come in Occidente; d’altra parte, agli occhi di chi si sta realmente battendo per questi valori, il carattere coercitivo dei nuovi provvedimenti, l’ipocrisia e il non rispetto per la persona che sovente vi si legge, li screditano e li rendono inaccettabili.
La soluzione al dilemma che vorrebbe costringerci a scegliere tra laicismo dilagante o moralismo eretto a sistema, ce la offre ancora una volta Solov’ev: l’Anticristo può essere veramente superato, e anzi diviene l’occasione della vittoria finale di Cristo, nel momento in cui i cristiani raccolgono la sua sfida per uscire dalla morta gora di un cristianesimo appannato, per riscoprire e testimoniare la verità che coincide con la Persona di Cristo, senza accontentarsi di niente di meno. L’intuizione di Solov’ev è che ognuno di noi è l’Anticristo, quando per un istante smette di guardare Cristo e di seguirlo. Ed è un lavoro che nessun sistema al mondo ci può risparmiare.