Ammettiamolo: Google è lo strumento più utilizzato (a volte forse troppo) in tutto il mondo per tenersi informati. Di conseguenza è un buon termometro per conoscere cosa vuol sapere la gente che utilizza internet. Anche Facebook può essere uno strumento per capire cosa interessa a una parte rappresentativa della popolazione mondiale.
Google ha fatto una selezione delle notizie che sono state più ricercate nel 2013. Molte di esse coincidono con le più diffuse sui social network. Le prime due riguardano l’elezione di papa Francesco e la nascita del principe George di Cambridge, figlio di William e Kate. Google le presenta insieme in un video che ha preparato per salutare il 2013, intitolato “nuovi inizi”. Tra i fatti più popolari c’è anche la morte di Mandela.
Si potrebbe pensare che internet rifletta una certa frivolezza dell’opinione pubblica virtuale. Tra le notizie selezionate da Google, infatti, non c’è la guerra in Siria, con il suo milione di profughi; né i conflitti di Mali e Nigeria, che rivelano fino a che punto la jihad si sta espandendo come la peste in Africa; né la morte di Hugo Chávez e l’elezione di Michelle Bachelet, specchio delle tensioni esistenti in America Latina tra il populismo e una democrazia solida; nemmeno gli insuccessi di Obama o il permesso di aver più di un figlio in Cina o la lentezza dell’Unione europea che ancora non è riuscita a trovare un accordo al suo interno su come uscire dalla crisi; niente anche a proposito dei 100.000 cristiani che quest’anno sono morti a causa della loro fede.
Queste dimenticanze sono sicuramente il frutto di una certa futilità. Non c’è qualcosa di sciocco nell’essere attenti a non perdersi nulla sulla nascita di un bambino o sul cambio del Papa a Roma? In effetti, non c’è nulla di più simile a un neonato che un altro neonato e non c’è nulla di più simile a un Papa che il Papa che gli succede. Normalmente noi uomini moderni siamo così, non ci piacciono le sorprese, viviamo la nostra vita come se tutto quello che accade seguisse un procedimento logico. Se abbiamo avuto successo è perché abbiamo lavorato molto, se abbiamo fallito è perché abbiamo fatto le cose male. Se siamo vivi è perché il nostro cuore batte. Ci sembra che l’imprevisto sia nemico del nostro desiderio di felicità. E per questo viviamo questa solitudine che con tanto affanno cerchiamo e ci sembra che la realtà debba essere confortevolmente noiosa.
Forse internet mostra un mondo pre-moderno. Gli antichi speravano sempre che accadesse qualcosa di non calcolato, che non potessero raggiungere con le proprie forze. Potrebbe essere che la rete rifletta gli interessi reali della vita e che nel profondo delle nostre gioie e delle nostre pene ci accorgiamo che abbiamo bisogno, come la gente di allora, di qualcosa di differente. E che per questo ci interessa la nascita di un bambino. Anche ai tempi di Virgilio, nell’epoca romana, le speranze erano poste in quello che Google chiama “nuovo inizio”, che doveva arrivare attraverso un neonato.
Meno spiegabile è l’interesse per un anziano che è diventato leader della Chiesa cattolica, un’istituzione che, come tutti sanno, è assolutamente prevedibile. Potrebbe essere che non ai moderni, ma ai post-moderni, interessi molto la sua forma di parlare di Dio, il suo modo di accarezzare i malati, la sua insistenza sulla misericordia, la sua passione per i poveri, la prova che non gli interessa il potere ma la vita. E che tutto questo sia stato percepito come un imprevisto, come la novità che doveva venire.
In realtà, anche l’altro uomo-notizia di quest’anno, Mandela, è stato un imprevisto, perché è andato oltre a quel che ci si aspettava. La cosa normale in lui, per quel che ha subito nella vita, sarebbe dovuta essere l’odio, ma con la sua morte ci siamo ricordati che la sua esistenza è stata dominata dall’imprevisto della riconciliazione. Il 2013 è stato decisamente un anno post-moderno.