Tra una consultazione e l’altra, nei giorni dell’incertezza e del caos politico istituzionale che è seguito al voto di fine febbraio c’è spazio anche per le notizie incoraggianti. Da anni migliaia di imprenditori si disperano e rischiano di dover fallire a causa degli enormi ritardi della pubblica amministrazione nei pagamenti delle commesse.
Ieri pomeriggio Mario Monti ha annunciato alcuni provvedimenti di importanza vitale per la nostra economia. Mi riferisco alle misure per l’accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese.
Per estinguere gli enormi debiti dello Stato con le imprese, il governo prevede di sbloccare 20 miliardi nella seconda metà del 2013 e ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014. Monti ha annunciato che le misure di messa in sicurezza dei conti pubblici messe in atto dal suo governo consentiranno a breve una seria diminuzione dei vincoli del patto di stabilità. Questa apertura è stata decisiva per consentire ai presidenti di Camera e Senato di rendersi disponibili a dare vita ad una commissione speciale che esamini il decreto per lo sblocco del patto di stabilità per Comuni ed enti locali che il Parlamento dovrà inviare all’attenzione del governo.
Oltre all’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno per permettere ai sindaci di utilizzare gli avanzi di amministrazione disponibili, il decreto annunciato dal presidente del Consiglio prevede “l’esclusione del Patto di stabilità delle Regioni dei pagamenti effettuati in favore degli Enti locali sui residui passivi a cui corrispondono residui attivi di Comuni e province e l’istituzione di fondi rotativi per assicurare la liquidità agli Enti territoriali (Regioni ed Enti Locali), con obbligo di restituzione in un arco temporale certo e sostenibile”.
La precisazione di Monti circa il percorso, molto impervio, che il governo ha dovuto affrontare per riuscire ad approvare tali misure è molto utile per comprendere la reale portata di questi provvedimenti. C’è voluto anche, finalmente, un decisivo contributo dell’Unione europea. Il Consiglio europeo del 14 marzo scorso ha infatti espressamente ammesso la necessità di “un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita, che permetta di utilizzare gli spazi di flessibilità controllata per azioni di sostegno per rilanciare crescita e occupazione”.
La crisi del debito in Europa stenta a rallentare. La situazione di Cipro non è per nulla incoraggiante. Nello stesso tempo però alcune misure come il patto per la crescita e il cosiddetto “scudo antispread” approvate da Bruxelles nel 2012, ci danno la possibilità di intervenire pesantemente in favore delle nostre imprese. Oggi, come ha detto Monti, “ci si può permettere di licenziare provvedimenti che consentono di allargare i cordoni della borsa”.
Il parlamento è chiamato da lunedì prossimo a mettere da parte le insensate battaglie di potere cui abbiamo assistito per dare una grande boccata d’ossigeno ai nostri imprenditori e alla nostra economia. Ma chi si ferma è perduto. Chissà che da un dibattito senza pregiudizi su queste azioni concrete non possa nascere una prospettiva di collaborazione duratura tra le parti politiche, che allontani lo spettro di nuove elezioni e favorisca la formazione di un governo di concordia nazionale.