Tra le notizie più importanti di questa settimana vi sono certamente le audizioni della Corte Suprema circa due casi che avranno una decisa influenza, in positivo o in negativo, sulla questione della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

Prima di scrivere questo articolo ho avuto occasione di parlare con un mio amico, cattolico devoto, che mi ha detto di come molti gay che capiscono l’opposizione della Chiesa al matrimonio omosessuale, e potrebbero perfino condividerla, trovino però offensive le modalità con cui la Chiesa esprime le sue posizioni.

Il mio amico mi ha fatto questo esempio: “ Penso sia importante che venga sempre riconosciuto che gli omosessuali non stanno cercando di minare il matrimonio tradizionale, ma stanno cercando di parteciparvi, le loro intenzioni non sono sospette. Il vescovo Blase Cupich (di Spokane, Washington) scrisse una bella lettera al suo gregge prima del referendum indetto in quello stato su questo tema.”

Sono ovviamente andato a leggermi questa lettera pastorale e credo che vi siano diversi punti interessanti.

Il vescovo Cupich inizia con l’affermare il motivo principale di opposizione al matrimonio omosessuale: “Ciò che manca nella nuova legge è ogni riferimento al matrimonio come la istituzione nella società nella quale i figli vengono generati e cresciuti in una famiglia e capiscono cosa sia il genere da come lo vivono la loro madre e il loro padre.”

La lettera riconosce, comunque, che questi tentativi di ridefinire il matrimonio “sono una prova del comune desiderio di costruire una società che promuova la crescita e lo sviluppo umano

I sostenitori dell’inclusione delle unioni omosessuali nella definizione di matrimonio sono comprensibilmente preoccupati di creare una situazione più equilibrata per gli omosessuali, che hanno sofferto e continuano a soffrire per la violenza e gli attacchi repressivi che umiliano la loro dignità umana.

Ciò vuol dire che chi si oppone alla ridefinizione del matrimonio è insensibile alle sofferenze dei gay? Anche costoro, dice il vescovo, “riconoscono l’importanza di creare un ambiente nella società che permetta a tutti di vivere una vita piena, felice e sicura.

Tuttavia, rimane la preoccupazione maggiore: cosa comporta una ridefinizione del matrimonio per il bene della società sul lungo termine? Come deve comportarsi la Chiesa di fronte a una impasse morale come quella proposta?

Le raccomandazioni del vescovo sono più o meno quelle contenute nelle conclusioni del Cardinal Ratzinger alla sua discussione con il filosofo Habermas, e cioè che il dialogo sulla relazione tra uomo e Dio è oggi assolutamente necessario per la sopravvivenza umana.

Il vescovo scrive: “ La mia speranza è che concentrandoci sulla comune aspirazione a promuovere il progresso umano, si possano discutere i differenti punti di vista, quantunque sostenuti con passione, con civiltà e chiarezza.

Secondo me, è proprio questo il tipo di problemi che deve essere discusso per arrivare a un rispettoso confronto etico: che cosa realmente si vuole dalla legalizzazione del matrimonio omosessuale, dato che i patti di convivenza offrono gli stessi benefici legali?

A mio parere, i patti di convivenza possono garantire gli stessi diritti legali del matrimonio omosessuale, ma ciò non è sufficiente perché ciò che quest’ultimo offre va al di là dell’aspetto puramente legale. E questo vale anche per gli oppositori.

E’ questo “al di là” che ci spinge verso una o l’altra delle posizioni sul matrimonio come concepito sia personalmente che culturalmente. E’ ciò che Federico Garcia Lorca chiamava “le stelle” nella sua poesia sulla lumaca avventurosa.

Questa, quindi, è la questione alla radice di un utile discussione sul matrimonio omosessuale: qual è la relazione tra l’amore umano e le stelle? .