La scorsa settimana, al centro dell’attenzione degli americani sono state ovviamente le notizie su ciò che è accaduto alla maratona di Boston. Anche a una settimana esatta dalla esplosione delle due bombe sulla linea d’arrivo della corsa, la copertura mediatica della tragedia e delle sue conseguenze continua a rimanere intensa, non come nei giorni immediatamente successivi, ma tale da far rimanere l’avvenimento la notizia principale.
Nel seguire i notiziari sull’esplosione, la prima cosa che mi ha colpito è stata come gli abitanti di Boston, in realtà di tutta la regione di nord est del Paese, si sono uniti per dimostrare il comune rifiuto verso questo attacco allo “American way of life”.
A metà degli anni ’80 ho abitato a Boston per tre anni e sono stato quindi in grado di riconoscere molti dei posti mostrati nei servizi televisivi, compresa la piazza e la strada dove è stato catturato il terrorista sopravissuto. A quel tempo, l’unità che caratterizzava Boston mi era sembrata negativa, perché metteva in chiaro come si dovesse affrontare e superare una serie di test per poter essere considerato un bostoniano.
Questa volta ho visto e sperimentato un tipo diverso di unità, l’unione di persone che si radunavano per aiutarsi reciprocamente in un momento di bisogno profondamente e apertamente umano. Anche se ero tutt’altro che vicino ai luoghi dove tutto questo accadeva, mi sono sentito partecipe di questa unità.
Mi sono sentito anche totalmente in sintonia con le parole di Bill Briggs e Jon Aleccia di NBC News: “La capacità di ripresa dell’America questa settimana è stata spinta al limite, e ancora non si sa cosa avverrà prossimamente.” Il Presidente Obama aveva ragione quando ha detto venerdì, nel suo messaggio alla nazione: “Questa è stata decisamente una settimana dura, ma abbiamo visto ancora una volta il carattere del nostro Paese.”
Ora che Dzhokhar Tsarnaev è stato catturato e rischia di essere condannato a morte, posso capire e magari solidarizzare con le centinaia e centinaia di persone che hanno festeggiato per le strade la sua cattura. Sono certamente ben meritati gli applausi a funzionari e poliziotti, a tutti quelli che hanno aiutato immediatamente chi aveva bisogno, spesso rischiando e anche perdendo la propria vita.
Tuttavia, c’è qualcosa che non riesco ora ad esprimere con precisione, una specie di avversione di fronte al livello di eccitazione mostrato dai manifestanti, che mi ha ricordato i festeggiamenti in tutta la nazione per l’uccisione di Osama bin Laden. Non ho ovviamente nessuna simpatia per questi terroristi, ed essi meritano di essere condannati, ma sono preoccupato per queste folle che possono essere emotivamente manipolate da qualche astuto leader politico.
I fratelli Tsarnaev hanno cercato di distruggere i diritti dei cittadini americani descritti nel Primo Emendamento della Costituzione, ma gli americani hanno dimostrato di avere la determinazione, la capacità e le risorse per difendere questi diritti, senza bisogno di ricorrere alla manipolazione politica della folla.