Scrivo questo articolo mentre sto accompagnando mio fratello in ospedale per seguire un trattamento medico. Si è scritto molto sulle condizioni attuali dell’assistenza sanitaria e devo ammettere che, per molti anni, sono stato anch’io uno dei suoi critici. Ma potrei anche cambiare le mie opinioni in proposito.
Il “vostro dottore” non esiste più. Ora c’è il vostro “medico di base”, che è un dottore specializzato in un certo campo, ma il cui principale servizio nei vostri confronti è dato dalla sua abilità nel mettere insieme una squadra di medici, con diverse specializzazioni, che possa occuparsi nel modo migliore dei vostri sintomi (naturalmente, ci sono dottori che sono abbastanza famosi da occuparsene da soli, o che sembrano oscurare i loro partner, come accade negli studi legali, perché lavorano con celebrità o vincono premi Nobel).
Perfino qui in ospedale non si sa mai chi è il responsabile, perché può cambiare senza che uno se ne renda conto.
Questo sistema presenta ovviamente dei vantaggi, dato che così si può ogni volta avere un checkup completo, almeno degli organi vitali e del loro funzionamento. Inoltre, questo metodo consente anche ai poveri e a chi è in difficoltà finanziarie di beneficiare della migliore tecnologia in ogni settore.
Vi è, però, anche un problema, derivante dalla impossibilità di stabilire una relazione personale tra paziente e medico, che è un elemento molto importante nelle terapie. Non si può ridurre un dottore che puoi chiamare per nome e cognome a una stampata di computer.
Tuttavia, anche se alcuni di noi rimpiangono l’amicizia un tempo possibile con il proprio medico, quei giorni sono ormai andati, almeno per il momento. Ciò che ha fatto il sistema attuale è di ridurre il significato del corpo a quello di una macchina di cui prendersi cura fino a che arriva il momento di metterla da parte.
Credo, però, che i team sanitari stiano diventando comunità in cui si riflette sull’origine di questa cura per il corpo. Cosa è che costituisce un corpo umano?
Più di vent’anni fa mi fu chiesto da un gruppetto di medici di andare a una delle loro riunioni settimanali in ospedale per discutere le basi dell’insegnamento della Chiesa nell’etica medica. Dissi di no, che sarei andato solo se la discussione avesse evitato la morale e avesse invece intrapreso lo studio dei Padri della Chiesa, soprattutto dei loro scritti mistici.
All’inizio i medici sono rimasti perplessi, ma alla fine hanno cominciato a vedere il rapporto tra cura del corpo e vita nello Spirito.
Oggi, i Dottori Mistici, come si sono poi chiamati, continuano a incontrarsi regolarmente e io vorrei avere ognuno di loro come mio medico di base.